Non dire gatto se non ce l'hai nel Piatto

Ultimi giorni di ottobre 2024, sto guardando il telefono mentre lavoro in officina e leggo un messaggio sul gruppo del cai che in un' attimo spazza via un mese buttato a prendere pioggia: 1050 millibar e zero termico a quote folli.

Subito apro il mitico 3b meteo, mi ronza in testa una strana idea..Fiera di Primiero, zero termico: 3800m! Magia! Libidine! Benessere!

Subito chiamata alle armi per il socio garlatese, pronti a diventare i nuovi ambasciatori di Greta Tuborg. Obiettivo Scalett Bettega al sass d'ortiga.

Nei giorni seguenti tengo d'occhio le previsioni.. l'alta pressione continua, la quota minima di congelamento continua a salire..3900, 4000, 4200.. si torna in scena.

Sia io che il Teo non tocchiamo roccia da un mese, ma oggi abbiamo un caricatore di cartucce blindate e il colpo in canna, senza esitazione ci si da appuntamento venerdì alle 10 al Bione.

Sono le 10:15 di venerdì mattina, quando il Teo esce dall' Esselunga con dei generi alimentari e un pacco di (provvidenziali) salviettine umidificate. Io mi presento col mio consueto ritardo, reduce dal concerto dei Luf della sera prima, e avviamo il pachidermico cubo libre verso le terre dolomitiche.

Presto il nostro benessere viene soffocato da colonna ferma in autostrada, dove decidiamo di alleviare lo strazio automobilistico con la celestiale musica dei fighettas e abusando dei generi di conforto a nostra disposizione.

Arriviamo al parcheggio alle 16, con difficoltà deambulatorie derivanti dal viaggio. Da qui impiegheremo mezz'ora per raggiungere il rifugio e altrettanto per individuare il bivacco invernale, ormai prossimi alla disperazione e pronti a scassinare l'entrata principale. Ci prepariamo a cenare e qui mi rendo conto di un fatale errore: non ho portato un cucchiaio per mangiare le mie prelibate insalatissime dell'eurospin!

Faccio di necessità virtù e trasformo il mio cavanut in una posata. Dopo aver consumato la nostra cena frugale veniamo raggiunti da due ragazzi marocchini, con cui intraprenderò una lunga conversazione che mi porterà a scoprire le differenze tra l'arabo e il tedesco.

Ci abbandoniamo al mondo orizzontale nel lusso più sfrenato del letti del bivacco, fin quando nel cuore della notte avverto una strana sensazione..esco dal bivacco temendo il peggio, e ben presto le mie più atroci paure si trasformano in realtà, e in preda a un malore vomito le insalatissime tonno e cous cous.

Non è un buon inizio! Sarà meglio rimettere le budella in carreggiata.

Fortunatamente il pernottamento trascorre senza altri incidenti e il giorno seguente ci mettiamo in marcia per raggiungere la parete.L' impatto visivo è abbastanza impressionante, oltre 400 metri di calcare grigio-giallo con grosse colate nere ci separano dalla cima.Forse per questa visita o forse per la mela consumata a colazione anche il mio compagno è vittima di un accidente gastrointestinale, presto rimediato con le sopracitate salviette Esselunga.Non c'è più tempo per i malori, sono le 10.00 e per la cordata Gaviscon-Imodium è il momento di attaccare la via.Parto io e il primo tiro, un po per difficoltà di orientamento, un po' per scarsa proteggibilità mi fa rientrare nei ranghi. Arrivo in sosta e recupero il Teo, il quale, dopo aver bestemmiato nostro signore, mi spinge dentro la nicchia in cui si trova la sosta, dalla quale sentiamo per una decina di secondi una pioggia di sassi che saetta a una quindicina di metri dalla parete. "Che schifo!", si esprime Teo disgustato, prima di superare il secondo tiro.Qui riprendo io il comando, supero un lungo traverso e arrivo al cospetto dello strapiomboh, dove chiedo al compagno di bloccarmi la corda. Comando che comporterebbe il caricare ad estrazione i due chiodi di sosta, e che viene quindi eseguito con malavoglia.Qui nella mia testa riecheggia la voce del veterano Mistrorigo: "ci sono zappe tali che ci entra tutto l'avambraccio", alzo le mani ed è davvero cosi. Con un verso degno di un tennista e un'energia pompata di braccia supero il bombè e raggiungo una facile rampa, sulla quale cerco la sosta vagando disorientato come un vegano alla sagra del cinghiale. Prosegue Teo su un traverso fino alla sosta su chiodi orripilanti, rinforzata al grido di "che schifo!". Tocca a me superare un diedro che mi darà qualche grattacapo sempre a causa dell'orientamento poco chiaro e della chiodatura/proteggibilità un po' psichedelica.

Sosta su tre chiodi raccapriccianti rinforzati al ritmo di un nuovo "che schifo!"

Il tiro successivo si rivelerà il piu impegnativo della via, e verrà vinto dal Teo dopo una logorante battaglia di quasi mezz'ora.Seguo io, uscendo da tale lunghezza dilaniato come Rocky dopo il match con Apollo. Proseguo su un ripido e stretto ballatoio da fare a gattoni, mentre il zaino sembra volermi spingere da basso..dopo i primi 8 logoranti metri trovo la grazia di un chiodo di passaggio, dopo il quale le difficoltà vanno calando. Al termine del tiro colto da un art attack realizzo una magnifica sosta su spuntoni.

Da qui con altre due semplici lunghezze siamo sulla cima..o meglio Teo è sulla cima, mentre la mia salita verrà invalidata per essere passato mezzo metro di quota piu in basso, non toccando quindi la sommità.La via è molto bella, nonostante la chiodatura e la lunghezza abbiano richiesto il loro impegno.Scendiamo mentre il sole cala, creando un atmosfera magica.. tutto diventa giallo dorato, le pareti, i boschi, i prati e le vesciche sui miei piedi.

Veniamo infine colti dal buio sul sentiero di rientro.-"Hei Maraja, dici che riusciamo a rientrare senza usare le frontali?"-"Dipende da quanto siamo disposti a inciampare "Giunti al cubo libre un flashback attraversa la mia mente. Un amico vicentino tempo fa mi aveva parlato di una trattoria che su richiesta prepara un salmí di gatto. Telefono il sopracitato amico deciso a provare questo piatto tipico ma purtroppo mi informa che serve più preavviso.. dovremmo accontentarci di bistecche e vino rosso per ristorare le fatiche di questi due giorni.Durante l'infinito rientro automobilistico per rendere più lieto lo scorrere dei km leggiamo relazioni di altre salite nel gruppo delle pale.. tra cui anche uno spigolo consigliato dal veterano Mistrorigo.. scopriamo l'esistenza di un mondo di grandi pareti in questo angolo delle Dolomiti, solcate da lunghissime vie, 600 metri, 700 metri.."Teo, non senti la brama di chiodi e calcare che si infiamma?

Dai garlatesi, solo per ora, è tutto, ci si vede alla prossima ragliata!

Grazie di averci seguito, linea allo studio!

02/11/2024