Nothing Else Matter!

Regione: 
Grigioni (CH)

Ore 4.40 Alexa mi desta con “Nothing else matter” dei Metallica.

Ottimo risveglio per riprendere a provare a scalare su ghiaccio dopo 5 anni di sopore.

Arrivo a casa di Beppe in anticipo con ancora Kirk Hammet che mi pompa nelle orecchie.

La notte incontrastata non ha ceduto il posto alla meraviglia della luce, neppure mentre transitiamo, ormai in svizzera, ai confini di Bondo, dove il ricordo del distacco dal Cengalo ancora odora di zolfo e roccia che si frantuma.

La funivia per l’Albigna dorme profonda nel gelo dell’inverno e ci sorride arrogante mentre Gigi parcheggia l’auto nel buio di un bosco con abeti dai fusti brevemente illuminati da rare auto di passaggio.

Il vento si palesa con brevi raffiche cariche di polvere di ghiaccio, ma siamo tra gli alberi, come sarà là dove la valle è indifesa?Salire, salire, salire sempre verso l’alto senza pensare al tempo che trascorre ed al tempo che rimane. Se poi sbagli traccia non farti dolore, si scende un poco e si riprende là dove è giusto, pazienza se hai allungato di qualche minuto, tanto ancora non sai quello che ti manca né quello che ti aspetta. 

Due ore l’avvicinamento. Avvicinamento a cosa? Una cascata di ghiaccio. Perché cascata? Non è cascata, no, è rimasta lì, il gelo l’ha bloccata quell’acqua che avrebbe dovuto cascare, per cui non è cascata, è rimasta.  Allora andiamo a scalare una “rimasta” di ghiaccio.

Quando credi di essere arrivato e quel muro ti sovrasta ancora arranchi su una pendenza aumentata che, come la “realtà aumentata”, ti getta in una dimensione alternativa, la meccanica quantistica non descrive l’appoggio dei ramponi su blocchi di ghiaccio sparsi ed accatastati tra massi di granito in un susseguirsi di mattoncini Lego scomposti ed accatastati apposta per impedire alle tue caviglie di gestire un equilibrio che può esistere solo in un ipotetico altro mondo parallelo.Ma tutto prima o poi finisce e lascia il posto ad un altro tutto che inizia e non c’è inizio e non c’è fine, solo un indecifrabile infinito che si insegue. 

La corda che ti lega ha due capi. Uno di quei due sei tu e scegli quale. Se sei in una cordata da tre o hai due capi, e allora sei il Capo, o hai un solo capo e allora ti sei assoggettato al volere di un altro a cui deleghi la direzione di quel breve lasso di tempo della tua vita, che tanto comunque quanto lunga sarà non saprai mai.

Gigi a breve avrà l’esame di ghiaccio al corso di Istruttore Nazionale, lui deve essere il capo, io e Beppe seguiamo. Seguo quasi con tutto me stesso, tranne i tricipiti della sura, ovvero i miei polpacci, o Dio, a dir la verità non è che avambracci e collo siano poi così ben disposti, se poi vogliamo ben guardare anche la volontà stenta a destarsi, continuo ad immaginare il tepore del divano con libro e copertina.Un tiro e sosta. Il gelo ai piedi non demorde. Due tiri e sosta. Il gelo alle mani persevera.

Terzo tiro e…niente sosta per Beppe, si blocca a metà, come ultimo dei tre capi chiede ad entrambi noi di non essere osservato e solo a Gigi ti tenerlo bloccato.Come scriveva Sun Tzu nell’arte della guerra” al cuore ed al culo non si comanda. Ma io sono curioso e forse anche un po’ perverso, mi giro verso il basso a dare un’occhiata a Beppe. E noto la gran quantità di scarto che ha prodotto il suo corpo. Lui così magro. Che meraviglia di equilibrio il nostro corpo e che meraviglia constatare, e in questo momento mi appare lucido, il fatto che il nostro corpo si comporta assecondato dalla natura in modo indifferente da centinaia di migliaia di anni senza che noi si possa avere interferenza con esso. Non succede la stessa cosa con la nostra mente. La nostra mente continuamente sottoposta ad esami di maturità, indagini dove pretendiamo da essa di essere sempre più efficiente, sempre più elevata rendendoci conto forse solo marginalmente che non facciamo altro che sovraccaricarla senza limiti. Riempiamo e riempiamo senza soluzione di continuità e non “evacuiamo” mai. Rilasciamo i nostri scarti, creiamo spazio a nuovi alimenti per lo spirito. Non solo il corpo deve eliminare, che anche la ragione faccia altrettanto. È necessario al nostro benessere. 

Il lavoro che mi sono scelto per sostentarmi è a contatto con gli alberi, sono la mia passone ed il mio principale interesse, sono lontano anni luce dall’averli compresi ma un poco della loro essenza si è dipanata ai miei occhi, qualcosa mi hanno insegnato o comunque mi hanno aiutato a comprendere alcune verità. Provate a pensarci. Ogni singolo sforzo compiuto da una pianta, da un albero, è in perfetto equilibrio con le sue necessità. Non una sola singola microscopica cellula è prodotta in eccesso.Ogni atomo di ossigeno assorbito dagli stomi delle foglie diventa una molecola di amido che crea un vaso linfatico, uno zucchero che nutre una radice. Non esiste scarto. Equilibrio perfetto in armonia con la natura. L’eccesso viene accantonato come legna per l’inverno, per cui non è eccesso, è riserva.

I nostri scarti umani invece non sono riserva, sono solo “peso”, quelli del corpo li gettiamo ma quelli della mente diventano piombo. Un peso che nel tempo diventa insopportabile e ci appesantisce togliendoci lucidità, forse per stare meglio è necessario fermare questa corsa verso il nulla. Perché se non è il nulla, ditemi voi cos’è. Siddharta Gautama, detto il “Budda”, ben 2.500 anni fa, seduto all’ombra di un albero di fico disse, raccontano gli scritti, tra le varie cose, che il fondamento della sofferenza umana risiede nel desiderio.  Accantona il desiderio e scoprirai la felicità.

Il desiderio di trovare la sosta per la prossima doppia però non si defila. La prima si è già incastrata, Beppe bello leggero (e già sapete perché) risale a liberarla.Tra un conato di vomito ed un tentativo di svenimento di Gigi riponiamo gli imbraghi negli zaini depositati alla base, la luce scende morbida dietro le creste mentre un ultimo cinguettio ci dà la buonanotte del fringuello accoccolato nel nido, la tensione si scioglie come la neve si lascia forare da una urina troppo a lungo trattenuta. Il buio e il baule dell’auto di Gigi si palesano nel medesimo istante ed ora di una cosa sono certo, oggi ho salito la mia ultima “rimasta” di ghiaccio. 

Ho evacuato il rimasuglio di Alpinista che aderiva al mio passato.Mi sento bene…dentro, fuori sono dolorante. E come scrisse il mio indimenticabile amico Bruno di ritorno da una grandiosa salita nella valle di Yosemite: “Il Capitan ti segna le mani e la mente…le mani guariscono”.

Nothing else matter! 

Alessio.

22/01/2023