Attenzione!!! Cosa è successo!!! Non si capisce nulla!!!
Non sarà che le feste, con i suoi abbondanti cibi, i vini ricercati e tutti quei dolci abbiano, impastato e sedato la fulgida parlata dello scrivente? Tanto da renderla incomprensibile? Potrebbe anche essere, certo possiamo rassicurarvi, o voi che leggete, che non si tratta di perdita del senno; perlomeno Astolfo non dovrà “apprestarsi a volare fino al cielo della luna dove poterlo recuperare” (cit.).
Ad una prima lettura, son quattro parole slegate, a cui un improvvisato avventore darebbe poca rilevanza. Ma se aggiungessimo in sequenza: Indria, sentiero, Anglone e Oksana, certamente ora le idee le avremmo ancor più confuse. Per svelare l’arcano servono ancora alcune condizioni, ovvero: essere degli arrampicatori, essere degli arrampicatori abituali, essere degli arrampicatori abituali della Valle del Sarca. Ma aspettate un momento a ricomporre il puzzle, continuate a leggere, senza premura quanto segue e passerete qualche minuto lontano da ansie e preoccupazioni.
Siamo ormi al terzo inverno, se così si può ancora chiamare, quel lasso di tempo che va dal 21 dicembre al 21 marzo, dove, più che neve e ghiaccio, si vedono gemme e margherite, si scala in maglietta, imprecando contro le mani che sudano. Così invece di parlare di canali, cascate, sciate e ripellate si parla di roccia e di sale. Ma cosa c’entra il sale? Centra eccome. Ormai in inverno si scala!! E quale miglior luogo se non su di una scogliera a picco sul mare??
Sardegna arriviamo. Cosi in gruppo, alcuni mesi or sono inneggiavamo al nostro viaggio sull’isola, poi gli eventi evolvono e la Sardegna resta un luogo per molti ma non per tutti. Il bel tempo dura e noi, i rimasti, lo occupiamo correndo e scalando nelle falesie di casa, quelle del lecchese, affollate, unte, ma sempre care, “note a chi è cresciuto tra voi, e impresse nella sua mente” (cit.).
Chiuso il duemila venti, apriamo il duemila ventitré; male, uno, due e tre, i primi giorni sono umidi e piovigginosi. Un contatto, una telefonata ed è nuovamente primavera, il cinque, il sei e il sette gennaio, giornate più che belle, ci organizziamo e via, festeggeremo i re magi arrampicando ad Arco.
Giovedì 5 gennaio: partenza col buio, cosa normale in un normale inverno, solo che il termometro già segna 6° Celsius!! Viaggio tranquillo, senza il traffico delle normali giornate lavorative, l’abitacolo riempito dai nostri discorsi, con l’auto che corre veloce, cosi filante, che non si fa nemmeno la classica sosta autogrill, erano anni che non mi succedeva. Casello, pedaggio, gardesana e finalmente in lontananza la rocca sopra ai Colodri, ci dice che siamo arrivati.
Al parcheggio schierati troviamo: due austriaci intendi a dormire sull’auto, una coppia e due climbers indaffarati a spartirsi l’attrezzatura come se non ci fosse un domani. Tempo due minuti e anche noi ci ritroviamo nella stessa identica situazione di cui sopra vi ho edotto, specifichiamo, indaffarati a spartirsi …. Quattro passi di avvicinamento giusto per riscaldare le membra e finalmente eccoci, Coste dell’Anglone Nord, via Le SCALETTE dell’Indria; classica via in stile Heinz Grill, ovvero chiodi e clessidre cordonate e lo spit dove serve, un buono sviluppo, bella roccia e difficolta oneste, ne fanno una salita piacevole, che condividiamo con i due climbers indaffarati … si, quelli del parcheggio.
Sole, silenzi, il tempo passa suona il campanile più volte, maciniamo tiri e d’incanto siamo alla fine, sentenziata dalla classica scatola metallica che contiene il libro di vetta, subito aperta e autografata; due foto? Ma anche no. Che il ricordo rimanga nelle nostre sinapsi. Stiamo già sistemando il materiale e leggendo le info per scendere che si parla del sentiero delle CAVRE, chilometri di cavo metallico, rocce levigate e più lucide del marmo di mia suocera, una discesa lunga e insidiosa. Il pomeriggio ci vede pellegrini nella Bengodi degli arrampicatori, Arco, processione negli innumerevoli negozi specializzati alla ricerca delle migliori occasioni che poi vengono celebrate come vittorie a suon si spritz nei baretti locali. Serata pizza in una pizzeria stracolma di gente normale, uno, che fosse uno, che non fosse un climber non lo si trova nemmeno a pagarlo, però in cambio ci siamo noi, i tedeschi, gli austriaci, i francesi, insomma tutti con la stessa normale patologia arrampicatoria, declinata in forme più o meno acute, chi parla di 5a, chi di 6c e chi, fortunati loro, quelli del 7b, c’è posto per tutti in questa clinica ... a scusate pizzeria. Sono le 22, buona notte, “Dopotutto domani è un altro giorno” (cit.).
Venerdì 6 gennaio, Epifania: termine greco usato per indicare l'azione di una divinità che palesa la sua presenza attraverso un segno, una visione, un sogno.
Dormito abbiamo dormito, visioni e sogni come sempre a iosa, il carbone sul davanzale delle finestre non lo abbiamo trovato, sicche alziamoci e scaliamo, ma prima una ricca colazione, un caffe doppio e un passaggio al ministero giusto il tempo di un comunicato importante. Se il giorno prima ti sei trovato bene, perché cambiare? Parole sante, quindi destinazione Anglone, Sass dela Vecia, oggi tocca alla via Oksana, salita ti stampo sportivo più tosta leggermente più corta. Assetto collaudato dal giorno prima, sole sulle spalle che ti coccola, pronti via, attacca il mio compagno, a seguire io che con impeto e voglia di scalare non vedo la sosta e unisco il secondo e il terzo tiro, risultato: ultimi due moschettonaggi con corde che tirano un botto e materiale risicato all’osso. Nulla accade per caso, questo errore invertirà il giro delle alternanze; così al mio compagno, più giovane e più in forma di me, capiteranno i tiri più tosti, che lui chiuderà puliti puliti in bella arrampicata libera, là dove io, purtroppo mi troverò almeno un paio di volte con bell’esercizio di stile ad azzerare il passaggio. Che dire? Alto l’onor tenemmo. Usciti dalla via ci riorganizziamo e oggi discesa dal sentiero degli SCALONI, chilometri di cavo metallico, rocce levigate … ecc.
Al parcheggio veloce cambio di abito, sistemiamo l’auto e pensiamo ad una veloce sosta alimentare prima del rientro, dove si va? Ma, bo, forse. La scelta capita per il locale sotto la parete di San Paolo, con una birra e un panino speck e formaggio serviti con la simpatia e la grazia di una teutonica signorina rottweiler. Poco importa in due giorni perfetti ci sta pure una piccola sbavatura, è l’eccezione che conferma la regola.
Arco!! Lo diceva sempre un nostro grande amico, non piove mai, c’è sempre il sole, grazie Enry di avercelo fatto conoscere a molti di noi. Tornarci è sempre bello, un vero piacere a scalare siamo sempre in tre: io il mio compagno e te.
Beppe e Fede