
Regione: Valhalla
Località: denuclearizzata
Difficoltà: acqua pesante
Eventuali pericoli: incursioni vichinghe
È il primo novembre, e sto beatamente guidando il cubo libre verso le Dolomiti, dove andrò a fare una gita con il mio amico Teo (vedi report "Non dire gatto se non c'è l'hai nel piatto), quando una chiamata rompe il silenzio. Dall'altra parte del telefono c'è nientemeno che il Mariano, che chiede:
-Maraja, ti interessa il ghiaccio?
-Un po' vaga come domanda...
-Andiamo a fare cascate in Norvegia a febbraio, vieni?
-Meh.. interessante..mi guardo bene tutto e ti dico
-Si tranquillo non c'è fretta..basta che mi fai sapere fra tre giorni!
Dopo i fatidici tre giorni trovo una presentazione PDF con il programma del viaggio, redatto dall'agenzia Battistini, e un messaggio del Mariano che sollecita a confermare la mia presenza..accetto l'invito e facciamo i biglietti.
Il plotone arriverà in seguito a contare 6 partecipanti, per un ventaglio di età che spazia dai miei ormai 25 ai 69 del Mao.
Arriviamo in aeroporto dove la bilancia easyJet inizia a mietere vittime, e pochi istanti (e 15kg di eccedenza) ci portano a riflettere su alcune nostre scelte, tra cui quella di imbarcare una bottiglia di grappa e altri generi non propriamente di primissima necessità.Anche il controllo bagagli a mano mieterà vittime, dove uno sguattero di easyJet sfogherà le sue personali frustrazioni sulle dimensioni dei nostri zaini. Inizia quindi una disperata corsa nell'indossare tutto il contenuto dei bagagli a mano, e con indosso tre felpe, piumino, svariate magliette e con calze e crocs nascoste nella giacca riesco a passare il controllo, e a passare con aria sbruffoneggiante davanti al deluso servo del capitalismo. Destino diverso toccherà a Bat e Mariano, che verranno salassati. Il viaggio prosegue senza altri imprevisti, prima fino a Oslo, poi sulle Yaris 4x4 a noleggio fino a Rjukan.
Arriviamo al nostro alloggio, dove diamo inizio a una lunga serie di cene a base di pasta.
Il giorno seguente decidiamo di scaldarci sulle cascate di ozzimosis, facili colate a 20 metri dalla strada, dove decido di partire sulla linea piu ripida e il Mariano decide di punire sé stesso salendo da primo tale linea, accumulando nel giro di pochi metri il primo acido lattico della vacanza.Ci dirigiamo in seguito verso un altra colata, dove dopo i primi ripidi tiri tutti decidono di calarsi per provare altre linee. Tutti tranne me e il Mariano, che spinti da un anacronistico richiamo verso la lotta con l'alpe decidiamo di salire la cascata fino alla sommità, al grido di "hasta la cumbre" e con un tiro da 150 metri, pratica a cui, come sapranno i miei più affezzionati lettori, sono piuttosto avvezzo.Questa piccola manovra ci costerà una lunga serie di doppie, a cui segue rientro, acquisto di birra al kiwi (supermercato locale) e cena di pasta.
Giorno 3, decidiamo di infilarci nella "Upper gorge" probabilmente il posto più freddo di tutto il circondario. Probabilmente è il freddo stesso, unito agli isotopi di idrogeno dispersi nell'ambiente, a provocare mutazioni nel cervello del Bat, che ora non riesce a pensare ad altro che alle Goulotte e alla centrale del deuterio.Arrivati alla gola veniamo però accolti da una frizzante brezza a -15C°, che ci convince a cercare il benessere della luce solare. Attacchiamo quindi una cascata sopra il paese, 250m di quota, esposizione Sud. Qualcosa di mai visto sulle Alpi.
Dopo tre tiri tocca a Luk un tiro con ghiaccio sottile, dove viene raccomandata a me e ai miei Nepal Extreme, dal peso di 4kg ciascuno, la massima delicatezza.
Vinto l'effimero elemento io e Luk decidiamo di rappellare a basso e salire un altra colata, mente Bat viene attratto da una goulotte e decide che non può fare a meno di salirla. Nel mentre tutti noi ci prendiamo un istante per ammirare la potenza della luce proiettata dagli specchi solari sulla piazza del paese, paragonabile al flash del mio Xiaomi. Sulla seconda cascata dopo un tiro mio ne fa un altro Luk, fino a finire la corda e sostare su un ramoscello e una vite da 10 in una piccola lingua di ghiaccio scollato. Da qui prendo il comando io, con l'imperativo ordine di non volare su tale sosta. Arrivo a del ghiaccio buono dopo qualche agonizzante passo di drai tuling, e mentre cerco dove fare un abalakov il compagno dalla sosta ripete incessantemente di mettere una vite. Faccio sosta e lo recupero, da qui con due abalakov siamo al suolo. Pronti via altra cena di pasta
Giorno 4. Se vogliamo scalare alla Upper gorge dobbiamo cambiare strategia, quindi dopo una signorile sveglia alle 9 e una comoda colazione, usciamo di casa non prima delle 11, quando le temperature sono meno atroci. Arrivati in loco io e Bat puntiamo (guarda un po'!) a una goulotte. Mao punta alla famosa trappfoss, dove rimane disgustato dai segni delle numerose ripetizioni, e decide quindi di salire una linea vergine e più ripida, con totale disappunto degli avambracci del Mariano.
Anche io e Bat nel frattempo abbiamo a che fare con una buona dose di ghisa, la nostra via non ha segni di passaggio, e il ghiaccio oggi è duro come un acciaio martensitico. Giungo alla prima sosta con tanta, ma tanta fatica. Il secondo tiro viene amministrato dal Bat, con altrettanta fatica, e qualche lamento a nostro signore per le mie corde che hanno deciso di ghiacciarsi e nel secchiello risultano scorrevoli come il traffico della SS36, con anche la simpatica tendenza a incollarsi alla cascata stessa.
Salendo verrò colpito da un frammento di ghiaccio al labbro, che diverrà simile a quello di Rocky Balboa dopo l'incontro con Apollo.Giungo così in sosta terribilmente sfregiato. Da qui si rappella e si punta al sogno proibito del Bat: una strettissima goulotte che arriva esattamente sotto i tubi della centrale del deuterio!
Amministro io il primo muro, poi segue il tiro incassato. Non posso vedere il mio compagno dalla sosta, ma sento versi di piacere provenire dal canale. Da qui un ultimo tiro per me e siamo fuori, dove verrà registrato il video "l'assalto alla centrale", che diverrà un tormentone al pari di una hit estiva.
Riguadagnamo il sentiero strisciando sotto i tubi della centrale come latitanti dell'Aspromonte, e rientriamo al parcheggio. "Problemi, problemi, problemi!!" Si sente dalla scuderia Maraja. La suola dei miei Nepal, a seguito degli aggressivi colpi sul durissimo ghiaccio di oggi, sta decidendo di abbandonare il resto della calzatura. Mi vedo quindi costretto a fermarmi al solito kiwi a comprare della colla, oltre alla consueta dose di birra.Il menù di questa sera comprende (stranamente) della pasta, ma ci sono due novità: la prima sono delle polpette di renna gentilmente offerte dalla Laura, la seconda sono tre ragazze americane che saranno ospiti a cena, invitate da Mariano sotto una leggera pressione del resto del gruppo.
Lo stesso Mariano verrà poi redarguito dalla Laura, che molto garbatamente gli consiglierà di cambiarsi la maglietta beige antisesso con cui gira per casa.
Anche io verrò redarguito, in quanto dedicherò piu importanza alla riparazione dei miei amati Nepal piuttosto che alle ospiti. Le quali oltretutto offenderanno il bel paese dicendo che la scamorza in busta è più buona del parmigiano.
Il giorno seguente decidiamo di concederci un altra cascata al sole, ben visibile dal paese che ci aveva ingolositi già dal primo istante.Saliamo ravanando penosamente nella boscaglia, fino ad attaccare il primo muro, che mi farà rientrare nei ranghi con un lungo e faticoso tiro. Segue trasferimento e un altro tiro su bel ghiaccio bagnato, che proteggerò con la mitica vite da 10, con totale disappunto di Luk che è invece abituato ad usare viti lunghe come tubi innocenti.
Qui passo il comando a lui, che salirà in modo brillante un bel muro di ghiaccio plastico e verticale, facendo sosta in una nicchia dove verremmo mitragliati durante l' ultimo tiro, dove Mariano avrà l'onere e anche l'onore di affrontare un grado 5.. almeno secondo la relazione, poi prontamente sgradato da uno spietato Maurizio.Nel mentre Laura decide di slegarsi e aprire in free solo una nuova linea, difficoltà EE.
Mariano e Luk decidono di salire un ultimo breve tiro, e mentre Laura e Mao parlano di scendere Bat propone di salire una goulotte vicino alla cascata, decidendo unilateralmente che il progetto sarebbe stato di mio assoluto gradimento.
Ovviamente trova il mio pieno appoggio, ed è così che presto ci infiliamo in un orripilante colatoio con tanto di ruscello, dove Bat salirà il primo tiro con la delicatezza di un carroponte, disgaggiando notevoli quantità di materiale didattico.
Il secondo tiro tocca a me, dove, in modo non piu aggraziato del mio compare, faccio cadere qualche altro metro cubo di ghiaccio. Con notevole stupore notiamo che questa linea non presenta segni di passaggio, per cui durante le doppie intavoliamo un dibattito sul nome della linea, dove tra "effimeri liquami" e "libellula gully" vincerà quest' ultimo.
Torniamo a casa per la solita dose di pasta, e per il Bat la consueta limata alle picche, duramente martoriate in libellula gully e che ormai hanno perso metà della loro lunghezza.
Fu sera e fu mattina. Inizia l'ultimo giorno di arrampicata a Rjukan, che decidiamo di passare di nuovo all upper gorge. Mentre Mao e Mariano si dedicano all' effimero salendo una solidissima (a detta del Mao) colonna, io Luk e Bat ci rendiamo conto che tale struttura non potrebbe mai reggere il vigore dei colpi delle nostre piccozze.Ci dedichiamo quindi (tanto per cambiare) a un altra goulotte, amministrata da Luk con la tecnica Unieuro. Batte. Forte. Sempre.Ci dirigiamo poi a krokan a fare gli ultimi due tiri, dove Mao individua un esile candela, e cerca volontari tra noi giovani. Fidandomi della sua valutazione decido di salirla, metto le viti all'imbrago e tolgo la giacca come uno che si appresta a fare una rissa. Dopo lunghi minuti di cruz y agonia riesco a vincerla e arrivare in sosta.
È ora il turno di Mariano, che verrà deliziato dalla piu sublime emozione che si possa provare in cascata, la ribollita alle mani a metà tiro. Soffrendo in silenzio riesce anche lui a guadagnare la sosta.
Un ultima foto di gruppo al tramonto, senza Laura che non mancherà di esprimere il suo disappunto per la cosa, e torniamo a casa. Da qui il giorno seguente è aereo e patria, in temperature che ormai ci sembrano desertiche.
Grazie a tutti i compagni per la bella esperienza, alla prossima!