PERTECIPANTI: BEPPE M. , MARIANI F. , LUIGI M. , ALBERTO B.
Tempi duri questi: pandemia, inflazione, stress, acciacchi e giusto per non farci mancare nulla la guerra alle porte d’Europa. Insomma chi più ne ha più ne metta! Ma cosa c’è di meglio in questi casi che svagarsi un po' e staccare la spina col mondo? Ebbene dopo un bel sabato passato in Presolana a pestar l’ultima neve con ravanage incorporato , rientrando a casa bello cotto mi arriva un messaggio dal “Grande Visir Caiano” (alias Beppe) in cerca disperata di compagno di cordata per la Domenica: meta “una facile vietta spittata” in Val Soana alla Parete del Falco. Pur conscio del rischio che tali chiamate alle armi assicurano e memore della “Caporetto di Albigna”, vista la voglia di roccia che mi attanaglia decido di accettare comunque ad occhi chiusi: “domani farai un po' di ripasso delle manovre” mi dice il Visir! Annamo bene…
Zaino pronto, ferraglia pronta, ciaspole…ehm scarpette pronte, ore 6.35 l’allegra combricola parte in una fresca mattina dove anche il cambio d’ora legale ci mette del suo per complicarci la vita togliendoci un’ora di sonno.
Caffè veloce, si entra in Valle con un cielo velato e temperature non proprio agevoli ma accettabili… almeno quelle. Avvicinamento comodo e veloce, scelta cordate (se di scelta si può parlare…), scelta la via (idem), si parte! Per non compromettere la mia psiche decido di non chiedere info sul grado ma una domanda mi sorge spontanea: “ma la via finisce sotto quegli strapiombi?” Beh se non vuoi finire la via ovvio… eh ovvio si!
Vabbè: “molla tutto” sentenzia il Visir già alla prima sosta. Parto e come sempre da sotto le placche sembrano facili…fino a quando non ci spalmi le ciaspole… ehm i piedi. Primo tiro sempre emozionante ma certamente non duro, cosi come il secondo dove sempre il Visir sale mungendo qua e la predisponendomi cordini a profusione già anticipando le mie difficoltà, confermate da una sostanziosa quanto fragorosa flatulenza intestinale che iniziano ad arrecare disturbo al Fede che mi segue. Un paio di muretti nel terzo e quarto tiro e inizio a prendere confidenza che dopo mesi di inattività arrampicatoria stenta a ritornare (ci fosse mai stata): la roccia è ottima e le due cordate procedono allegramente sino alla comoda sosta del quinto tiro. Lui! Quella parete aggettante dove avrei sperato finisse la via! Il tempo di riflettere ed è già “quando vuoi!”. Il Visir ha fretta: la seconda via è dietro l’angolo! Parto rimonto il diedro grazie a comode e abbondanti prese, passo deciso e… mo' come salgo? Una balza strapiombante mi impone una certa riflessione e mentre provo in qualche modo ad alzarmi il Visir mi suggerisce la famosa ed elegante “tecnica della ginocchiata”. Niente: poggiare 100 Kg sul povero ginocchio malandato non funziona, anzi un “raglio di sofferenza” inizia ad echeggiare nella valle. Cambio strategia: vai di staffa, allungo e vai, sono sopra! Ora posso mungere l’impossibile ad arrivare in sosta. Una “comoda placca” esposta quanto basta e molto scenografica tanto che pure il Gran Visir si concede ai paparazzi. Traversino, spigolo placcoso bello esposto e sosta. Super Toni finito.Aspettiamo il Ciccio che non senza ragliare arriva in sosta e via di doppie sino alla base. Ci prova sempre il Beppe: dai due tirelli ancora su “Taci e Chioda” poi birra! Io “taccio” e acconsento: partiamo ma dopo il primo tiro “mancano i chiodi” (si lo so sembra un barzelletta ma mancavano tre spit evidentemente rimossi). Di nuovo alla base. I piedi ehm le ciaspole sono ormai alla frutta cosi mentre osservo il Ciccio e il Fede alternarsi in qualche monotiro mi preparo alla ritirata. Si scende ormai, sosta birra di rito, quattro chiacchiere di gossip alpinistico e siamo già di ritorno in auto, stanchi neanche troppo ma felici, quello tanto!
Le uniche battaglie che vale la pena combattere: la battaglia del falco che raglia!
Report scritto da Alberto B.