The dark side of the Sphinx

alla disperata ricerca della doppia
Regione: 
Lombarida
Gruppo montuoso: 
Masino Bregaglia
Località: 
punta Sfinge
Difficoltà: 
VI+ e A1

Ci siamo. Come tutte le uscite che cominciano dopo il lavoro sono in ritardo. Il grosso dello zaino è già pronto, rientro in casa appallottolo un bolo di vestiti senza badare troppo ad abbinamenti stilistici e mi fondo in macchina. Il cellulare mi informa che non sono l’unico, anche gli altri compagni sono in ritardo, quindi alzo il piede dall’acceleratore e mi fermo in un bar per mettere qualcosa sotto i denti.

Ci troviamo a Nibionno. Gigiazzo è già in macchina con Laura ad aspettarmi, partiamo alla volta di Lecco a recuperare La Terry e indirizziamo la macchina verso la Valmasino. La guida frenetica ci porta a recuperare parte del ritardo, sostituiamo il mezzo meccanico con le nostre gambe e appesantiti dagli zaini partiamo dai Bagni di Masino in direzione rifugio Omio. Il buio ci soprassale ma una generosa luna ci accompagna fino al rifugio senza dover ricorrere alle frontali. Il rifugio è chiuso per lavori di manutenzione, quindi ci aspetta una nottata low-cost nel bivacco a fianco di esso. Sfoderiamo la poderosa cena che abbiamo trasportato sulle nostre spalle, litighiamo per contenderci i posti migliori nel piccolo bivacco e ci mettiamo a letto. 

La sveglia è stata negoziata alle 5:50 + 2 “snoozzate”. Mezzanotte è già passata da parecchio tempo, ci mettiamo a letto. Mi giro e rigiro in branda per cercare una posizione più comoda, o forse meno scomoda per dormire ma il sonno tarda ad arrivare. Così poco tempo dopo è già ora di svegliarsi. Una colazione frugale e siamo di nuovo appesantiti, con le gambe di legno, in cammino verso la base della Sfinge.

Sono le 8 circa e siamo alla base della parete, che si mostra in tutta la sua bellezza, illuminata e riscaldata da un sole che si affaccia dalle vette alle nostre spalle. Peccato che questa non sia la nostra parete, non è che abbiamo sbagliato l’avvicinamento, ma la via di oggi si svolge sulla parete Nord-Ovest, come la luna anche la Sfinge ha un “”Dark Side”. Ci affacciamo sul versante opposto e quello che ci si mostra davanti agli occhi è un versante verticale che scende in picchiata verso la Val Codera, un posto selvaggio e alquanto freddo. La situazione è poco invitante, non vedo nessun motivo razionale per infilarmi su quel ripugnante versante solo con lo scopo di cercare di uscirne.

Non siamo tipi da cambio di programma, quindi concentriamo la ricerca sulla prima delle tre doppie che ci dovrebbero depositare su una cengia. Cerchiamo per quasi un ora, leggiamo le diverse relazioni, le confrontiamo, ognuna dice una cosa diversa, guardiamo prima “di qua”, poi “di là” ma niente. Il tempo sprecato ormai è troppo, decido di scendere dal canale detritico che dal Passo del Ligoncio si affaccia sulla val Codera. Con qualche peripezia e qualche passo in disarrampicata riusciamo finalmente a reperirela seconda calata. Cominciamo le doppie di traverso su delle placche bagnate e arrivati sulla cengia seguiamo le corde fisse che finalmente ci conducono a pochi metri dalla sosta di partenza.Ora può finalmente cominciare la vera sfida: cercare di uscirne.

Attacchiamo così la "via del Peder”, stupenda via che si articola lungo diedri, fessure e placche a lame superficiali lungo la verticale parete Nord della Sfinge. Il granito è quasi sempre ottimo, anche se ogni tanto qualche lama traballa, l’arrampicata è stupenda. I tiri si susseguono, l’arrampicata è sempre sostenuta e continua, e anche i tiri che sulla carta sono “facili” si rivelano sempre parecchio ingaggianti. Giusto qualche tiro prima della fine della via un sole che non si era visto per tutta la giornata fa capolinodalla vetta della Sfinge e ci fa pensare sola a una cosa: “Merda siamo in ritardo!” risolviamo gli ultimi tiri e ci ritroviamo di nuovo sul versante Sud Est, che beffa del destino è ora quello freddo e in ombra.

Sono le 16:20 circa, la nostra unica preoccupazione era un possibile temporale alle 16 che avrebbe reso la nostra arrampicata in un vero incubo. Quindi possiamo definirci salvi. Un paio di doppie ci depositano alla base della parete, ri-assettiamo gli zaini e ci precipitiamo di nuovo al rifugio Omio che nel frattempo è stato invaso da un gruppo di Scout sopraggiunti in giornata dalla val Codera. Visto che il tempo sembra reggere ci fermiamo per un break nel bivacco, mangiamo gli avanzi del giorno prima e ci imbattiamo in un sentiero di discesa che sembra infinitamente più lungo del giorno prima, non finisce mai.

Finalmente siamo alla macchina, ci concediamo una pizza d’asporto che mangiamo sorseggiando una birra al cospetto del Sasso di Remenno. La nostra giornata è dunque giunta al termine, rientriamo verso la brianza stanchi ma infinitamente soddisfatti.

grazie a Gigi, Terry e Laura per avere condiviso con me la bellissima via.

 

Manu P.

 

Relazione via del Peder

25/07/2018
il frugale banchetto nel lussuoso bivacco
La compatta parete Nord-Ovest della Sfinge
L'arrampicata sulle lame superficiali
Le placche finali
La partenza dell' ottavo tiro
Tutti insieme al termine della via