Un lieto fine al Disgrazia

La Scimitarra
Regione: 
Lombardia
Gruppo montuoso: 
Masino - Bregaglia
Località: 
Chiareggio
Tempo di percorrenza: 
6h
Difficoltà: 
AD+; III, 45°

[disgrazia[di-sgrà-zia] s.f.

1 Situazione, condizione sfavorevole, infelice, malasorte, sventura, sfortuna: è una disgrazia.

2 Evento negativo, luttuoso, perlopiù imprevisto, senza rimedio, incidente, sciagura: è stata una disgrazia.]

Questa è la definizione della parola disgrazia che dà il dizionario. Ma per fortuna in questo report non vogliamo parlare di una disgrazia, ma del Disgrazia. E le maiuscole fanno la differenza.

Appunto, il nostro ultimo obbiettivo è stato il Disgrazia; il monte Disgrazia è una montagna delle Alpi Retiche occidentali alta 3678 m s.l.m., è una delle vette principali della Valtellina centrale.

Sembra che il nome non sia legato ad un qualche evento infausto, quanto piuttosto ad una storpiatura del nome in dialetto locale "Disglascia", ovvero il "monte che si scioglie", a causa delle abbondanti precipitazioni che lo interessano.

La via di salita è già stata scelta da tempo, è dà più di un anno che Beppe ci propone di salire per la “corda molla”. Detto fatto, ci ritroviamo a ridosso del ponte del 2 giugno, scegliamo di “sacrificare” un giorno di lavoro e di partire il giovedì per non trovare affollamento presso il bivacco. Un pomeriggio passato al telefono per cercare un quarto socio dà esiti negativi, quindi la nostra sarà una scomoda e un po’ più lenta cordata da 3. Ma non ci scoraggiamo, quindi giovedì mattina io, Beppe e Gigi siamo diretti a Chiareggio.

Sono le 10 di mattina, e dopo esserci divisi il materiale negli zaini partiamo lungo la mulattiera che porta al rifugio Gerli-Porro, lo superiamo e dopo circa un’ora e mezzo di cammino siamo alla base del ghiacciaio del Ventina. Una breve pausa per rifocillarci e ci leghiamo per attraversare il ghiacciaio. Lo percorriamo fino alla base della imponente seraccata, dove traversiamo verso destra e saliamo per rocce fino al piccolo bivacco Taveggia. Sono le 3 di pomeriggio, un’altra sosta per prendere fiato è d’obbligo. Mangiamo qualcosa, e dopo aver caricato gli zaini sulle nostre spalle e aver girato l’angolo del bivacco cominciamo a sentire delle gocce d’acqua. Il temporale d’altronde era stato largamente annunciato dalle previsioni meteo. Un rapido dietro front ci riporta di nuovo al bivacco Taveggia dove trascorriamo più di 3 ore (dormendo ancora legati e con i ramponi ai piedi) in attesa del bel tempo.

Verso le 18:00 ripartiamo con un timido sole, e saliamo per cresta al bacino superiore del Canalone della Vergine. Superiamo un ripido pendio innevato ed entriamo nella conca glaciale delimitata dal pizzo Ventina, dalla punta Kennedy e dalla cresta NNE del Disgrazia. Il Bivacco Oggioni si trova in fondo a questa conca, e finalmente verso le 7 e mezza di sera raggiungiamo il nostro obiettivo della giornata. Spaliamo la neve che copre abbondate la porta del Bivacco ed entriamo. Il bivacco è stato interamente ricostruito da una ventina di anni circa ed appare molto confortevole. 9 posti letto a nostra completa disposizione, e in seguito una frugale cena cicorichiamo in branda, dopo una giornata molto intensa passata a pistare interamente la traccia disalita siamo esausti.

La sveglia ci sorprende nel pieno della notte, sono le 3 e 30 e Beppe è già pieno di energie, io e Gigi lo siamo un po’ meno. Una breve colazione, ci prepariamo e ci vestiamo all’interno del bivacco, usciamo e dopo esserci legati e ramponati muoviamo i nostri primi passi verso le 4:30: il sole non è ancora sorto, ma già si intravede che la cima è ricoperta dalle nuvole ed il tempo non è dei migliori. Ma ottimisti in un miglioramento metereologico muoviamo i primi passi e i nostri commenti a freddo sono: “oh, sembra che tiene!” “è portante!” “ha rigelato!”. Ma dopo pochi passi sprofondiamo inevitabilmente nella neve. Tutta la neve non portante che ci ha accompagnato nella giornata di ieri ci farà compagnia anche oggi. Il primo tratto che ci conduce all’attacco della via è veramente impegnativo dal punto di vista fisico. Siamo i primi della stagione ad affrontare la salita e battere la traccia in questa neve pessima è stata davvero una impresa. (di questo ringrazio Beppe che è sempre stato davanti a dettare il passo).

Finalmente giungiamo all’attacco della Corda Molla, a detta di molti la più bella cresta del Disgrazia. Attacchiamo la prima parte di roccia, e nonostante la fatica ad arrampicare con i ramponi ai piedi dopo salti di roccia e brevi tratti con neve raggiungiamo la seconda metà della cresta: il tratto più caratteristico che dà il nome alla via, una serie di affilate creste nevose che tramite un sali e scendi con una notevole esposizione ci conduce all’ultima rampa di neve, definita “la scimitarra”, un pendio glaciale con pendenza di 45° dove incontriamo ghiaccio vivo. Io e Gigi decidiamo di sfoderare anche la seconda piccozza (del resto ce la siamo trascinata per 2 giorni nello zaino, sarebbe stato brutto non utilizzarla) mentre Beppe sicuro procede verso l’ultimo salto roccioso. Da qui gli ultimi 100 metri di dislivello suroccia ci portano al bivacco Rauzzi, dove per brevi risalti raggiungiamo la vetta vera e propria a quota 3.678 m. Come da tradizione quando c’è Milesi in cordata siamo i primi in vetta, scorgiamo una cordata impegnata sulla salita dalla via normale. Non perdiamo molto tempo in vetta, sapendo che il rientro alla macchina sarà estremamente lungo e laborioso.

Cominciamo con la lunga serie di doppie che tra incastri durante il recupero della corda, passaggi tra cascate d’acqua ed una ultima e spettacolare doppia che ci permette di superare la crepacciata terminale e ci deposita nuovamente sul ghiacciaio. Il percorso lo avevamo già studiato dalla vetta, quindi evitando gli innumerevoli crepacci raggiungiamo di nuovo il colletto della punta Kennedy e qui seguiamo le nostre tracce dell’andata, dove qualche fiocco di neve ci accompagna durante la discesa. Giunti al bivacco Taveggia, (dove incontriamo due cordate che stanno puntando al bivacco Oggioni per salire la Corda Molla e la nord del Disgrazia il giorno seguente) la situazione migliora. Un breve pit-stop e ripartiamo per l’ultima discesa sul ghiacciaio, che dopo la traversata finale ci riporta con i piedi sul sentiero glaciologico e quindi di nuovo al rifugio Gerli-Porro, che evitiamo per lanciarci di corsa con le nostre ultime energie fino a Chiareggio, dove non essendo stati abbastanza veloci un acquazzone ci sorprende ad appena 5 minuti dalla macchina.

Sono le 19:20, siamo in ballo da questa mattina alle 4:30 e decidiamo che una bella sosta al ristorante ce la siamo proprio meritata!

Siamo seduti al tavolo e stanchi ma felici ripensiamo alla splendida via che abbiamo salito, Beppe che come al solito non riesce a stare fermo per un minuto viaggia con la mente e ci butta lì come al solito una nuova impresa. Io e Gigi ora abbiamo una unica idea e ben precisa nella testa: mangiare. Per il futuro, chi vivrà vedrà. Risaliamo in macchina dove chiamiamo il nostro amico Ciccio, che questa volta per un piccolo infortunio subito lo scorso inverno ha dovuto a malincuore rinunciare alla salita.

Che dire, una grandiosa salita in un ambiente selvaggio e severo con un alternanza di salti di roccia rossastra a creste di neve molto affilate ed aeree. Un itinerario completo e di gran soddisfazione con un notevole sviluppo.

Ringrazio Beppe e Gigi, miei compagni di cordata per questi 2 giorni di fatiche trascorsi assieme.

Manuel P.

 

Relazione

02/06/2017
01 - La risalita per il ghiacciaio del Ventina, a sinistra il pizzo Cassandra
02 - Aspettando la fine del temporale nel piccolo bivacco Taveggia
03 - L'ultimo pendio nevoso prima del bivacco Oggioni
04 - Finalmente il bivacco Oggioni
05 - Il primo tratto della via
06 - I tratti finali di cresta
07 - La scimitarra
08 - Foto di vetta
09 - Il tracciato della via visto dalla vetta e il bivacco Oggioni
10 - L'ultima spettacolare doppia all'interno del crepaccio finale
11 - La lunga discesa verso Chiareggio