Fine marzo, ma in montagna già ci sono condizioni tipiche di inizio maggio, cosi molti canali sono in ottime condizioni; perché non provare a salirne qualcuno? Comincia così la ricerca dei compagni, ma quando dico di voler fare 2100m di dislivello in giornata in molti declinano l'invito, fino a quando un ragazzino con la meta dei miei anni dice: “Si Beppe si può fare".
Parte così la macchina organizzatrice, ricerche sui siti di montagna, lettura di blog, stampe di relazioni e cartine; da una prima analisi capisco che non saremo i primi a fare una cosa del genere ma comunque comporterà una forte volontà e una buona dose di ambizione. Domenica 31 marzo, Martino Bassi ore 2.30 si parte, alle 4.15 parcheggiamo l'auto tra luci e chiacchierii, sul posto ci sono almeno altri sei alpinisti con le stesse strampalate idee che abbiamo avuto noi. Sistemati gli zaini facciamo il check del materiale siamo in due ma decido che tre e il numero perfetto, tre viti da ghiaccio, tre chiodi, tre rinvii, tre friend, tre cordini, materiale personale, ramponi, picozze, bastoncini e una mezza corda.
Sono le 4.30, i piedi scalpitano, pronti via, il dito indice della mia mano destra va sicuro come già altre volte a schiacciare quel pulsantino in alto sul quadrante del l'orologio dove si legge "START". Con passo preciso e sicuro cominciamo a salire dobbiamo arrivare al rifugio Coca mille metri sopra di noi, un piccolo cartello dice: ore 2.30, non ci scoraggia anzi faremo di tutto per disattenderlo; sembra un attimo, un lampo ed eccolo il rifugio siamo già lì sono passate solo un’ora e 45 minuti. Il locale invernale e pieno di gente entriamo e sondiamo il terreno per capire dove saranno diretti tutti questi alpinisti. Nessuno di loro ha per meta quella che abbiamo scelto noi, tiriamo un sospiro di sollievo e ci addobbiamo a dovere, imbragatura, ghette, ramponi e tutta la ferramenta per la salita.
Ore 6.30 comincia l'avvicinamento alla conca dei giganti Coca, Scais e Redorta i tre tremila delle Orobie, solo un’ora, sessanta minuti e siano all'imbocco del nostro obiettivo il CANALE TUA. L'avventura entra nel vivo 600 metri di canale con due bei salti di ghiaccio verticale a tre quarti della salita. Davanti a me (cosa molto rara) lui il mio compagno che con passo regolare fa il ritmo, non e un ritmo estenuante, ma non ci sono soste niente fermate, su tutto d'un fiato fino al primo salto, si gira mi guarda come per dirmi qualcosa ma non gli lascio il tempo, un sguardo amico gli dice "Tranquillo, fai attenzione e mettici la testa", primo salto fatto, arriva il secondo forse più impegnativo del primo, stesso film, stessa scena, avanti Savoia. Cosi arriviamo alla Sella di Scais, giriamo a sinistra e per cresta esposta giungiamo in vetta, il giovane si ferma e con nobile gesto mi lascia passare, c'è una croce i due si guardano e si stringono la mano, questo basta per suggellare un momento unico siamo in vetta al Redorta a 3038 m slm.
Sono le 10.00, passano due forse tre minuti ed ecco apparire una cordata, stanno uscendo dal couloir Fantasma, ci salutiamo, quattro parole e insieme cominciamo la discesa per il canale ovest, trecento metri a 40°/45°. I due nuovi compagni sono dei local, conoscono molto bene il posto e sono anche molto veloci in un ora siamo al rifugio Brunone sul versante opposto a quello da noi salito, possiamo prendere un po’ il fiato, sistemare la ferraglia e mangiare qualcosa, i soliti cinque taralli con un sorso di acqua. La parte tecnica e finita ma per arrivare alla macchina ci sono ben 1500 metri da fare in discesa con gli zaini pieni di materiale e il caldo che comincia a farsi sentire. Parlando del più e del meno scendiamo con ritmo allegro fino a raggiungere un'escursionista solitario che si aggrega a noi, sarà la nostra ancora di salvezza, si perché quando arriveremo a Fiumenero saremo a sette chilometri dalla macchina è costui ci farà il gradito favore di portarci a Valbondione per recuperare l'auto.
Bene fine della gita a Fiumenero il solito dito schiaccia il tasto “STOP” e sul display si legge: 8 ore e 45 minuti, il tempo necessario per salire 2100 m, scenderne 2250 e camminare per circa 16 chilometri. Saliamo in macchina e alle 15.30, tredici ore dopo siamo nuovamente al Martino Bassi.
Sveglia, sveglia Giuseppe sono le sette e devi andare al lavoro!!!
MORALE: quando si sogna non poniamoci limiti, facciamolo con tutta la fantasia possibile.
EPILOGO: "Ma se presso al mattin del ver si sogna..." (Inferno, XXVI canto);
Ora non so se è tutto frutto della mia fantasia o cos'altro possa essere ma sta di fatto che per tutto questo non posso far altro che dire: "Grazie Gabriele".