Dire, non dire, mentire. La Caporetto Svizzera

Regione: 
Svizzera - Grigioni
Gruppo montuoso: 
Masino Bregaglia
Località: 
Albigna

Fantastico, venerdì pomeriggio, arriva una gradita sorpresa, moglie e figli sono in partenza per la montagna, lasciandomi solo per tutto il week-end. Un’occasione simile non posso farmela sfuggire, è parecchio tempo che non faccio una doppietta arrampicatoria. Per prima cosa bisogna capire dove andare, quindi a seguire bisogna cercare il socio. Ho già una proposta, caldeggiata dal mio omonimo, lui Peppo, io Beppe, sembra uno scioglilingua ma e proprio così. Lui il socio, anzi no la socia l’ha già trovata, ora tocca a me trovare il quarto, faccio mente locale, uno è acciaccato, l’altro si è già sistemato, uno deve fare dei lavori, un altro non è in forma, caspita non dovremo arrampicare in tre!! Dopo un po’ di chiamate mi gioco un bel jolly, lui sicuramente non dirà di no, anzi, compongo il numero 335662…, pronto, sono il Beppe, domani vieni a scalare, passiamo al Bione per le sei, ecco la cordata è fatta, che la sorte sia con noi.

Sabato mattina con Peppo e Laura stiamo andando a recuperare il mio compagno, arrivati al parcheggio, una sorpresa inaspettata, in piedi appoggiato al suo fuoristrada nero chi ti vedo?? Il Gianfri, al secolo Gianfranco Rusconi da Valmadrera, ma cosa mi ero bevuto venerdì?? Avrei spergiurato di aver chiamato il Brambillone, all’anagrafe, Alberto Brambilla da Mandello. Una botta alla testa una sfregata agli occhi ed eccolo il Brambillone, “mon Dieu”, ma cosa sta succedendo?? Tranquillo mi sussurra il Peppo, tutto sotto controllo, il Gianfri fa cordata a tre con me e Laura.

Caricata l’auto ci contiamo, siamo in cinque, si in cinque, ma alla frontiera non ci saranno problemi, sai siamo ancora “in stato di emergenza”, ma va ….

Parcheggio della funivia, scusate, ma mi era dimenticato di dirvi, all’inizio di questo breve racconto che la destinazione erano le rinomate vie granitiche dell’Albigna, che ogni volta che sali quei mille metri scarsi di dislivello, salita che giovani aitanti scalatori potrebbero fare in poco più di un’ora, i precisi esattori elvetici ti spillano con rara precisione 22 euro, giusto per la cronaca. Siamo un bel gruppo, Ste e Alby, puntano alla Kasper al Pizzo Frachiccio, Carla e Gianni faranno Lasciami Li, allo Spazzacaldera, Laura Peppo e Gianfri, anche loro allo Spazzacaldera ma su Nasi Goreng, quindi Beppe e il Brambillone al pizzo Balzetto con due possibilità, che valuteranno quando saranno in loco.

I due sono carichi, scalpitano e nella concitata fase dell’avvicinamento, commettono il primo, e non ultimo, errore della giornata, invece di salire diretti alla fine della diga, passano dal rifugio, allungando di quei trenta minuti l’avvicinamento, trasformatosi poi in un “ravanage” per placche e zolle erbose, questo anche grazie alle incomprensibili informazioni del rifugista che probabilmente parlava uno stretto dialetto svizzero. Una e solo una cosa però ci fu subito chiara, quando alla domanda se le vie erano attrezzare, lui sornione ci disse: avete dadi e friends??? Forse voleva dirci che non era propriamente una via plaisir??? Secondo errore, la via era si a spit ma radi e ben distanziati, anzi sulle placche di IV°, 40 metri, uno spit, sarà che gli spit costano cari, come la funivia, roba da svizzeri.

Non perdiamoci d’animo, arrivati alla base, giù lo zaino, fuori tutta la mercanzia e in men che non si dica siamo vestiti pronti e ansiosi di fare nostra la via. Vai tu? Vado io? Be però, forse, magari, insomma…ho capito tu fai sicura e io vado. Curiosi, volete sapere che via stavamo per attaccare?? Ok ve lo diciamo: SPAVENTAPASSERI.

Primo tiro placca uno spit, sosta, preparo per bene recupero il socio, questa volta non si recita, si sa già chi assicura e chi sale. Secondo tiro vedi il primo, un grado più difficile. Terzo tiro, il gioco si fa serio, placca di 5c+, per i più attempati un bel VI°, i movimenti ora sono più lenti, misurati, un respiro, la ricerca di un quarzino, il piede spalmato e le mani sul nulla, il mantra dice: “credici”, e cosi passin passetto eccoci alla sosta. Ora ci aspetta il quarto tiro, sulla carta è il tiro chiave, il top, il passo obbligato dato per 6a, classificato in alcuni siti come un grado per medi scalatori, in effetti cosa volete che sia oggi esiste il 9c.

Siamo cosi giunti nel vivo della lotta, ma chi ne uscirà vincitore e chi vinto? L’alpe o l’uomo? Insomma abbiate pazienza, continuate a leggere e tutto vi sarà detto senza se e senza ma.

Si parte, muro verticale solcato da esile fessura, quindi remuntada, fai il passo e poi trovi la protezione, che stano, solitamente proteggi il passo, prima, non il contrario; calma e gesso, spostamento a sinistra leggermente strapiombante, passo atletico, chiodo, rinvio sfalsando le corde per paura che poi potrebbero tirare, avanti ancora a sinistra in forte esposizione, due passi un altro chiodo, nuovamente passo solo una mezza corda, guardo avanti, mi prende un po' di ansia. Vedo uno spit ma è lontano, poi guardo meglio e vedo qualcosa che non avrei voluto vedere, nello spit c’è una maglia rapida, cattivo presagio, la cosa mi puzza, Faccio il pesce, acqua in bocca, non dico nulla al socio in sosta, che da 20 minuti mi sta assicurando, esponendo il suo fianco destro ad un sole cocente che più tardi nel pomeriggio si presenterà di un bel rosso aragosta, terzo errore, non scordarsi la crema solare quando scali in una bella giornata estiva a 2300mt. Siamo arrivati al dunque lo scalatore lo spit il passo, tre ingredienti e mezz’ora di tenta, ritenta, provaci ancora non mollare. Dall’archivio estraggo ogni sorta attrezzo, il primo si chiama: FURBO, nel gergo degli arrampicatori medi, indica un rinvio rigido con un moschettone che resta aperto e si usa quando si è con l’acqua alla gola, zac, rinviato, prendo fiato e dico al compagno blocca. Bene anzi male siamo sotto un tetto da superare e oltre il nulla, una placca liscia, ma cosa dico, liscissima, lucida, be adesso non romanziamo troppo!! Il tempo passa, secondo attrezzo, la STAFFA, anzi due staffe, ma niente, nulla da fare, mi alzo ma per la mano destra e il piede destro niente, ci vuole solo decisione e fiducia, io impreco con me stesso, intanto il compagno da sotto preoccupato dice che lui da lì non passera mai, forse nel suo inconscio mi sta anche tifando contro, “se lui non passa ci caliamo e il gioco finisce lì, se invece passa dopo son cazzi miei”. Più che una danza è un rantolo, alla fine quella maledetta maglia rapida sono costretto ad usarla per una triste ritirata, la Caporetto Svizzera.

Con due doppie siamo alla base con le pive nel sacco potremmo anche avviarci verso la funivia, invece no!! È presto facciamo qualche tiro sulla via di destra penso tra me e me, quindi comunico al compagno le nuove direttive, non sprizza di gioia, ma acconsente.

Ed ecco il quarto errore, quando prendi uno scorno, accontentati perché rischiare di raddoppiare?? Detto fatto, orami il morale e basso l’adrenalina e sotto zero, uno più uno fa due, cosi il secondo giro naufraga biecamente al secondo tiro, ancora una maledetta placca. Non vi dico la frustrazione che in quel momento mi ha preso, poi con filosofia mi sono detto quella terribile frase che odio: son sempre li.

Raccolto il materiale, lo mettiamo negli zaini e cominciando a ripercorre a ritroso il sentiero per giungere alla funivia, sono le 15.00, un bel orario. Arrivati al parcheggio ci sistemiamo e attendiamo che arrivino gli altri tre soci. 15.30 arrivano Carla e Gianni. 16.00 arrivano Ste e Alby. 16.30 non arriva nessuno, ma squilla il telefono, “dove siete”, “siamo al parcheggio”, “bravi!!!! Ma non dovevano aspettarci alla funivia????”. Eee... Ma... Forse l’ho combinata, e cinque, basta non ho più dita per tenete il conto delle cazzate.

Ore 17.00 siamo tutti insieme appassionatamente, mal comune mezzo gaudio, Carla confessa che ha ragliato lungo tutta la via, Laura non è stata da meno, Gianfri, sì anche lui, ha fatto i conti con una liscia placca che lo ha respinto, insomma ognuno ha avuto i suoi problemi, ma il bello e raccontarseli, prendersi in giro e vedere di non perseverare. Come da tradizione la miglior chiusura non può che essere davanti ad una fresca birra fantasticando di prossime future salite, e sottolineo salite, perché di ritirate ne bastano e avanzano quelle che ho messo in bacheca oggi. Brambilla che dire?? Io la mia l’ho raccontata, grazie di avermi fatto compagnia.

20/06/2021