Belìn Occitano

Regione: 
Occitania
Gruppo montuoso: 
Alpi Cozie
Località: 
Chiappera
Difficoltà: 
a non ridere

In una mattina di luglio, dopo due giorni di sfacchinate occitane su e giù per il Corno Stella (un saluto al famoso Marco del Rif. Bozano!), io e Gigi ci prepariamo per spostarci due valli più in là, in quel dell'amena Val Maira.

Il viaggio è più lungo del previsto ma si svolge in bellissime località occitane caratterizzate da capannoni merlettati e croci di Tolosa atte a marchiare qualsiasi cosa nei territori Occitani.

A un orario non certamente "caiano" giungiamo in località Chiappera e di tutta fretta lanciamo l'auto a bordo strada per preparare lo zaino il più velocemente possibile: perché, partire a orari certamente non Caiani, non è una buona idea quando sono previsti temporali intorno alle "non prima delle 16:00".

Al parcheggio si odono i suoni più disparati, tra il tintinnio della ferraglia e il muggire delle mucche nei paraggi. Ma a un certo punto sento qualcosa che non vorresti mai sentire quando il tuo alloggio è un Caddy in mezzo alle remote valli piemontesi: "La tanica dell'acqua è rimasta al Gias delle Mosche".

Con neanche un litro d'acqua in due e giusto una punta di disappunto per la volta celeste poco celeste che ci minacciava da oltralpe, ci proiettiamo "a passo Milesi" verso l'attacco della Rocca Castello. 

"Sarà un B&R* Gigi, B&R!" sono le uniche parole che riesco a rivolgere al mio compagno di cordata mentre sento di aver lasciato alla macchina ogni speranza di riuscita della salita.

Scavalchiamo il Colle Greguri e ci si para davanti la Rocca col bellissimo diedro rossastro che vorremmo risalire. Alla base però troviamo il terribile nemico del 2020: un assembramento. "Che via fate ragazzi?" "Via Balzola" Accidenti. La nostra via ha i primi tiri in comune proprio con questa. Per non renderci complici di questo assembramento non autorizzato scrutiamo il web e troviamo una via che sale accanto, congiungendosi alla terza sosta. "Dai V+ Gigi, è fattibile". Alzando il naso scrutiamo un altissimo vecchio chiodo... il primo tiro lo danno IV+... "Vai te Laura". E col terrore disegnato sul volto calzo le scarpette, vesto i friends e aggredisco questa via "Sete d'oriente".  

Si capisce subito l'andazzo... il nome della via non è stato dato a caso: verticalità dolomitica su diedro dolomitico con chiodatura notevolmente dolomitica. Mi sento a mio agio come un agnello in braccio a Cannavacciuolo. In più i ragazzi della via accanto urlano come Mario il pescivendolo del mercato del sabato e questo non fa che accrescere il mio terrore di morte incombente.

Dopo tre spettacolari tiri dalla chiodatura improbabile giungo alla sosta in comune con i nostri vicini di via. Mentre mi godo questa sosta a grappolo recupero il Gigi e faccio conversazione con i ragazzi e dal loro intercalare "Belìn" buttato in ogni frase, capisco non essere dei locals ma bensì dei Caiani genovesi. "Pura razza caiana ragazzi!" "Da noi si dice razza caìna".

Qui le nostre strade si dividono e noi, traversando a destra, entriamo nel tanto agognato Diedro Calcagno: belìn che diedro!

Gigi parte aggressivo su roccia rossastra e fortunatamente ben ammanigliata... Ma belìn se strapiomba! Tra rantolii e anomale tallonate maciniamo un tiro dietro l'altro.

Giungo al settimo tiro... Ma belìn da che parte va?? Cerco a più riprese la sosta che dovrebbe essere sulla destra ma non arriva mai... E un tiro che doveva essere di 20 metri mi porta dopo 35 metri a una sosta appesa su chiodi vecchi. Belìn che angoscia.

Mentre la pioggia che avevamo dimenticato oltralpe ci raggiunge con qualche timida goccia (belìn ci eravamo dimenticati del B&R dietro l'angolo), Gigi si appresta a divorare il tiro chiave: VI+ su spigolino manesco e strapiombo un poco incazzato. Ma belìn, con passi degni di Carla Fracci supera le difficoltà senza colpo ferir e corre verso la vetta -salterò la parte in cui mi appenderò ovunque non essendo dotata di grandi abilità danzerine come il suddetto-.

Il B&R è ormai  scongiurato e arriviamo in vetta... Belìn quanta gente! Ritroviamo i nostri ormai amici liguri e mentre l'idea di diventare dei parafulmini umani ci fa sentire un po' a disagio, decidiamo quindi di spazzarci via di lì il più velocemente possibile. "Belìn, 4 calate, 4 cordate e 8 corde saremo giù in un baleno". Si certo, ma visto che la fortuna è cieca ma la sfiga ci vede benissimo, 2 doppie su 4 si incastrano. La prima viene recuperata agilmente dai genovesi, risalendo non più tanto facili roccette lichenoise, bagnate e saponate. Il secondo incastro invece viene risolto da una nuova  cordata inaspettata Gigi e Luca che, con agile maestria caiana, risalgono per intero il terzo tiro della Balzola e ridiscendendo lo stupore li assale: belìn va' come si è incastrata 'sta meretrice! Non c'è trucco, non c'è inganno, il nodo galleggiante su un quarzino ha fatto il danno (vedi foto in allegato).

Giunti finalmente ai fradici zaini ci proiettiamo di buon passo verso la macchina e così ha inizio il nostro scambio interculturale:

"Questo Belìn lo usano come virgole" 

"eh sì, noi diciamo sempre f**a" 

"si infatti, come siamo volgari! Ma ragazzi, esattamente, cosa vuol dire belìn?" 

"Eh belìn vuol dire pisello"

"Ah...". 

Qui è iniziata una lunghissima spiegazione sulle varie declinazione e usi di Belìn che possiamo riassumere così: BELINUN(c***one),ma è  spesso usato nel senso di STUPIDOTTO,SPROVVEDUTO, TIPO INSIGNIFICANTE E UN PO' COGL***E. ABBELINATO:(Tipo del c....)Tipo con poco sale in zucca, OTTUSO e ARROGANTEMENTE  IGNORANTE,solitamente dice solo BELINATE(stronzate). Ha il belino al posto del cervello: MASCHILISTA EROTOMANE,TIPO CHE " RAGIONA"a senso unico. FARSI MANGIARE IL BELINO DALLE MOSCHE: stato di PIGRIZIA estrema,PERDITEMPO ABITUALE affetto da  Inedia cronica. TIPO DEL BELINO: GANZO,ISTRIONICO,SE NE SBATTE DELLE REGOLE,SA ILFATTO SUO.ecc.ecc..... (La descrizione è stata gentilmente offerta da Rinaldo, uomo di esperienza e guida spirituale del gruppo di Genovesi)

Tra un insulto marinaresco e un salto in lungo carpiato per evitare le boasse dei bovini locali, giungiamo ai furgoni. 

"Belìn ma adesso andiamo a berci una birra insieme!"

"Mah, vista l'ora direi anche una pizza",

ma dove la vuoi trovare una pizza alle nove di sera in una frazione che fa a dir tanto dieci abitanti? E fu così che ci ritrovammo all'unica locanda del paese, smezzando menù fissi per spendere il meno possibile (perché belìn, ci siamo adeguati molto velocemente allo stile genovese). Ed è così che, raccontandoci aneddoti su dubbi personaggi alpinistici e sulle nostre disavventure più rocambolesche, passiamo una piacevole serata tra birre e risate.

A un orario improponibile ci congediamo dai nostri compagni di discesa, che a casa ci arriveranno alle prime luci dell'alba del giorno dopo (belìn, ci dispiace!). Io e Gigi invece ci apprestiamo a fare un giro da pensionati per il carataristico borghetto di Chiappera, recuperando alla fontana della chiesa tutta l'acqua che non avevamo bevuto durante l'ascesa e camminando tra questre strette viuzze di montagna ci viene automatico dire: belìn, che giornata.

Laura C.

Ringraziamo per la bella compagnia gli amici Genovesi: Rinaldo (capo spedizione e guida spirituale), Luca con la moglie Valentina, Federica, Gianluca (di poche parole ma molto divertenti) e Simone (il vegetariano); tutti istruttori sezionale della Scuola di Alpinismo e arrampicata ULE di Genova. 

*B&R: Battuti e respinti. Tipica espressione di un alquanto noto gruppo di giovani alpinisti lecchesi.

03/07/2021
Avvicinamento di Buon Passo
Laura lungo il diedro
Assembramento in cima
La doppia incastrata
Ritorno dopo mille Belinate
Belin che Rocca
Le viette di Chiappera