Era l’ultimo dell’anno, di ritorno da un giro al rifugio Buzzoni, mi stavo preparando mentalmente per affrontare la gran mangiata e le grandi bevute che mi aspettavano la sera stessa e improvvisamente il telefono squillò. Con mia grande sorpresa, al telefono era Maraja (Nicks per i Badoniani), che avanzò la proposta di partire per tre giorni verso la Val Varaita in compagnia di Beppe e Fede, per congelarsi le chiappe e ragliare su un numero ancora non ben definito di cascate di ghiaccio. Chiedo qualche ora per pensarci e prometto di confermare o meno la presenza entro la sera stessa, dopo aver controllato di non avere altri impegni. Passati circa 94 secondi mi accorgo di averci pensato già abbastanza e richiamo Nicks confermando la mia presenza.
Ore 4:30 sono già in macchina verso il Bione dove mi attende Nicks, lo raggiungo e come da accordi andiamo a recuperare Beppe e Fede a bordo del mitico Cubo Libre. Non facciamo nemmeno in tempo a ripartire che Maraja, non curante delle urla di Fede e delle indicazioni del navigatore decide di sbagliare strada. Dopo un rapido ricalcolo del percorso da parte dei due Brianzoli imbocchiamo la strada corretta e sfrecciamo verso la nostra meta, passati 10 minuti cado in catalessi e mi risveglio quando ormai siamo in dirittura di arrivo. Sento sensazioni strane, immagino che tutto sia dovuto all’agitazione o ai postumi della notte di Capodanno, mi accorgerò solo successivamente che invece è tutto causato dal sopraggiungere di una brutta influenza.
Parcheggiamo e dopo nemmeno un’ora di cammino siamo all’attacco di Limo Nero, una fantastica ed estetica cascata che affascina gli occhi, ci prepariamo ed in tempo zero attacchiamo il primo tiro. Beppe e Fede formano la prima cordata ed io e Nicks riformiamo la già rodata cordata della 5^MA. Sulla cascata tutto scorre per il verso giusto, i 4 tiri sembrano più brevi del previsto ed in quattro e quattr’otto ci siamo già calati e siamo sulla strada del ritorno.
Appena arrivati al rifugio, Beppe decide subito di mettere in chiaro chi comanda obbligando il rifugista a servire la cena all’orario da lui unilateralmente deciso (sarà così per tutti e 3 i giorni), l’exploit di tutto sarà l’ultima sera quando durante la cena Beppe, deciderà l’orario della colazione per noi e per tutte le altre cordate sedute nel salone, sia ben chiaro, senza nessuna possibilità di controbattere. La sera stessa, prima durante l’aperitivo con taglieri misti e successivamente durante la cena, ci accorgiamo che le porzioni erano decisamente esagerate (6 etti di salumi e 1Kg di formaggio come stuzzichini per le birre ci sono sembrati leggermente eccessivi). A fine cena un uomo è uscito dalla cucina per raggiungerci nel salone, ora tutto era più chiaro riguardo la mostruosità delle porzioni, lo chef era Jabba the Hutt che dopo aver sperperato tutti i guadagni racimolati durante le riprese di Star wars si è dovuto reinventare come cuoco del rifugio Savigliano.
Il secondo giorno è partito per me nel peggiore dei modi, nonostante le due Tachipirine da 500mg prese la sera prima mi sono svegliato come uno zombie e la paura di non poter scalare si faceva sempre più forte. Fortunatamente LA ZIA frugando all’interno dell’armadietto di medicinali e sostanze stupefacenti recupera una scatola del Van Helsing dell’influenza, la insostituibile Tachipirina 1000mg, presa una di queste pastiglie nel giro di mezz’ora mi sento rinato e l’avventura può continuare anche per me.
Usciamo dal rifugio ancora al buio e ci dirigiamo prima con il Cubo e poi camminando verso il Salto dei pachidermi e Valeria, due cascate adiacenti che hanno la prima lunghezza in comune. Partiamo su Pachidermi che ha i primi tiri abbastanza appoggiati e continua con due lunghezze decisamente verticali e divertenti, finita questa scendiamo a piedi fermandoci al punto di congiunzione dopo il primo tiro, guardiamo sotto e vediamo Fede e Beppe che ci consigliano di ripartire da qui per evitare l’ingorgo di cordate presenti ora all’attacco. Terminata anche Valeria scendiamo verso il Cubo e alla proposta degli altri di dirigersi verso l’Ice park declino preferendo un’altra tachipirina ed un po’ di riposo.
L’ultimo giorno durante la colazione, con nostra amara sorpresa, scopriamo che la cordata di Fiorentini che aveva giurato di voler fare il Couloir Y durante la notte ha deciso di cambiare i propri piani, ora il loro interesse si è spostato su Ciucchinel, proprio la cascata puntata da noi come obbiettivo finale. Beppe contrariato rivendica la precedenza sulla salita e nel frattempo ci sprona a far colazione e prepararci in tempo record per tentar di superare i ragazzi, tutto perfetto se non fosse che, come in una scena di “The day after tomorrow”, ci ritroviamo con il cambio del Cubo completamente gelato e i Fiorentini che stavano aumentando il loro vantaggio su di noi.
Maraja sentendosi un po’ come il mitico rallista Walter Röhrl decide di provare a partire in seconda (l’unica marcia agibile in quel momento) per recuperare terreno sui Fiorentini, la scelta funziona e ora la nostra corsa può continuare. Fortunatamente i due ragazzi non avevano poi questa gran fretta, uno di loro appena sceso dalla macchina si accende una sigaretta e si mette a guardare il paesaggio, nel frattempo noi ci prepariamo e partiamo per il sentiero che dirige alla cascata. Ciucchinel è una cascata storica, la prima ad essere stata salita in Piolet traction in Italia (dicembre 1977), si divide in 3 tiri da 55/60m, i primi due semplici e l’ultimo con un muro di ghiaccio piuttosto verticale e continuo. Alla sosta di quest’ultimo tiro prometto a Fede di fargli qualche foto perché durante i giorni precedenti Beppe, distratto dalle cascate e dalle scalatrici Francesi si è sempre dimenticato di immortalare il nostro compagno durante le scalate.
Dopo Fede parte Maraja, leggero come Roberto Bolle nella danza sale il tiro senza troppi problemi e successivamente recupera anche me, in un attimo abbiamo già fatto anche le calate e Maraja, nel frattempo, è riuscito anche a barattare un drummino per un moschettone ed un guanto perso dalla cordata prima di noi.
Un grande grazie va a tutti i compagni di viaggio ma anche alle persone che abbiamo incontrato, che hanno contribuito a rendere questi tre giorni fantastici e pieni di emozioni.
Halecs