Il ritrovo a Seregno è fissato al solito orario…orario illegale per essere domenica. Qualcuno ha fatto serata con gli amici, qualcuno è rimasto tutto il sabato notte in compagnia di mostri medievali e per tanti di noi le ore a letto sono state troppo poche, ma per fortuna il cambio dell’ora ci regala un po’ di sonno in più. Come sempre il gruppo è spezzettato tra seregnesi, valmadresi e chi si fa trovare direttamente in falesia.
Le incertezze di prima mattina sono parecchie:
“Si farà colazione?”
“Oh ma per pranzo avete qualcosa?”
“Chi si fa trovare a Seregno?”
“Mi sarò coperto abbastanza?”
Le uniche sicurezze sono la destinazione (Sass Negher) e che la quota blu del gruppo è in picchiata. Le défaillance dell’ultima ora di due membri del gruppo ha fatto si che gli unici uomini rimasti tra gli allievi fossero il sempre presente Stefano ed io, la new entry del gruppo nonostante sia già la terza uscita. Pochi, ma buoni insomma e, soprattutto, beati fra le donne.
Ore 9.00 circa arriviamo a destinazione e le certezze diventano tre…colazione saltata :(
Ore 9.45 Alessandra sta ancora facendo manovra per parcheggiare. Oltre ad un ripasso della manovrina urge un po’ di pratica per le manovre in macchina, ma poco male perché è stata un’ottima autista. Raccattiamo zaini ed attrezzatura e via a piedi verso la falesia. Dopo pochi passi ci accoglie una gran vista sopra il lago, le piante colorano l’ambiente di rosso e giallo e sotto ai nostri piedi ricci e castagne ci accompagnano fino alla parete.
Arrivati alla falesia scopriamo di non essere soli, ma nonostante una folla che manco ad un concerto di Vasco Rossi, riusciamo ad appropriarci dei tiri necessari per la nostra lezione e l’Americano comincia con un ripassone delle lezioni precedenti. Una spiegazione talmente dettagliata da far invidia a Piero Angela ci permette di conoscere vita, morte e miracoli delle posizioni fondamentale, bilanciata, sfalsata e spaccata e dopo la teoria infiliamo imbraghi e scarpette e si comincia con la pratica. Impariamo a prendere confidenza con il granito, ad usare meglio piedi e gambe e a fare la manovrina. Ogni volta che concludiamo il tiro alle nostre spalle si apre un paesaggio davvero suggestivo che rende ancora più bella la soddisfazione di essere arrivato in cima.
Infine, nell’ultima parte della giornata, proviamo anche a salire da “primo” anche se la sicurezza di avere una corda in più ci permette di essere più sciolti, ma l’esperienza ci permette di capire come affrontare la salita da primo rinviando in maniera sicura.
Ah si dimenticavo…anche il pranzo è saltato.
Pochissime ore di sonno, dolori muscolari, ipoglicemia per inadeguata alimentazione, ma tanta tanta soddisfazione per aver appreso nuove tecniche e, soprattutto, per averle messe in pratica in un posto stupendo, in compagnia di istruttori preparati e con compagni di gruppo (compagne più che compagni) entusiasti della bella esperienza.