Carissimi, mentre scrivo, mi trovo in una sala stampa piena di fotografi giunti da ogni angolo del globo per immortalare auto e piloti di uno “sport” così lontano dalla nostra attività e dal nostro modo di vedere il mondo.
Sono qui sotto un condizionatore e delle luci al neon, dentro di me c’è molta invidia nell’immaginarvi mentre attaccate la via di oggi sotto un sole splendente che luccica sui cristalli di quarzo incastonati nel granito di quei pilastri che si slanciano dai prati della verde Svizzera. Mi dispiace non essere con voi in questo weekend finale, sono conscio di essere stato un direttore un po’ assenteista ma vi sto comunque vedendo nella mia immaginazione:
Ci Sarà Alessandra che tra entusiasmo e paure parlerà a macchinetta intrattenendo tutte le cordate presenti; Giacomo con le sue scarpette vintage e la battuta sempre pronta (cambia ‘ste scarpe); Damiano che stoicamente resiste alla fatica e alla sofferenza per una vetta; Andrea che silenzioso e sorridente starà pensando: “che c**** scrivo nel report…”; Mattia che, ansioso di sapere, starà già tediando con mille domande il suo istruttore; il silenzioso ed enigmatico Fabio e la finta timida Giulia che prima diventa rossa appena Milesi le rivolge parola ma poi quando si lascia andare diventa una feroce alpinista con la piccozza tra i denti; purtroppo manca Veronica, la nostra alpinista un po’ vamp nonché spacciatrice di robbba buona contro il mal di quota.
Quest’anno siete stati solo otto ma molto affiatati e ben assortiti. Avete fatto molte diverse esperienze, avete seguito molte lezioni su tanti e diversi argomenti e spero abbiate imparato le tecniche e le conoscenze per cominciare a muovervi in autonomia in montagna.
Spero che, il concludersi di questo corso, non rappresenti per voi la parola fine dell’andare per monti ma bensì un trampolino di lancio per iniziare a fare alpinismo in tutte le sue sfaccettature; per alcuni magari risulterà essere solo una parentesi per poi continuare ad andare a frequentare la montagna in maniera “escursionistica” ma con una maggior consapevolezza di ciò che ci circonda; qualcun’ altro magari si ritroverà tra qualche anno dall’altra parte della barricata a fare l’istruttore e addirittura a dirigere un corso come ho potuto fare io quest’anno.
Nel 2007, all’età di 21anni, ho partecipato al 32esimo corso di alpinismo; non avevo la ben che minima idea di quello che andassi a fare, non avevo letto il programma e non avevo per nulla le idee chiare su cosa fosse l’alpinismo su come ci si legasse a una corda e sul perché; sono stati degli amici a trascinarmici. Per me è stata una rivoluzione, mi ha aperto un mondo e mi ha cambiato profondamente come persona. Prima lo scoprire un modo per mettersi alla prova e divertirsi tra i monti mi ha svegliato e fatto conoscere molte persone, poi il mettersi a disposizione ad insegnare agli altri mi ha reso ancora più responsabile e consapevole permettendomi di continuare ad imparare e formarmi come istruttore e persona.
L’alpinismo, se preso con consapevolezza e umiltà, può essere un ottimo esercizio per sviluppare e far crescere una persona ma come per ogni cosa non bisogna abusarne.
Spero che per voi possa essere un’ottima scuola di vita come lo è stata per me e per molti altri, spero anche di continuare a vedervi andar per monti e magari legarci di nuovo alla stessa corda in amicizia e per condividere una bella avventura. Chissà se tra di voi ci sarà qualche futuro istruttore o addirittura direttore di questa nostra scuola. Le porte del nostro sodalizio sono sempre aperte, continuare ad essere soci ed essere soci attivi è molto importante per il futuro del CAI.
Non mi resta che augurarvi una buona montagna a tutti voi, ricca di avventura, divertimento e amicizia;
il vostro direttore,
Gigi.