“Ultreia et Suseia”

L’incertezza sul futuro è il prezzo che paghiamo per poter vivere sorprendendoci e meravigliandoci per quello che ci capita. Il destino spesso gioca tiri sorprendenti e, a me personalmente, ha dispensato uno dei suoi doni in data 15 febbraio: 

Ciao,

Con la presente ti confermiamo l'esito positivo della tua "candidatura" al corso di Alpinismo 2024.

A volte, basta una frase. Ricordo che, presa dalla trepidazione, avevo avuto bisogno di rileggere queste parole più volte per afferrarne il senso. È incredibile come sedici vocaboli possano regalare una gioia enorme! In preda all’entusiasmo, avevo continuato la lettura della mail…

Ti elenchiamo i vari costi per la partecipazione:

Sbam! Oh, niente, è incredibile come la gioia sia sempre una questione di brevi attimi! 

Scherzi a parte, anche se i miei compagni di avventura li avrei poi incontrati il 17 aprile, per me il corso di Alpinismo è iniziato quel 15 febbraio, perché da quel giorno ho potuto custodire davvero questo desiderio e mi sono concessa la libertà di immaginare, ogni tanto, le avventure che avrei vissuto, tutto quello che avrei imparato, le persone che avrei incontrato. Da quel 15 febbraio, gambe in spalla, ho iniziato a prepararmi fisicamente al corso. Non sono The Rock, quindi ammetto che il timore di essere seminata per i sentieri dai veterani del CAI o di svenire prima di raggiungere una qualche cima un po’ ce l’avevo. Ma la mia paura è diventata motore, e il 17 aprile mi sono presentata nella sede del CAI di Seregno abbastanza in forma e carica. Ora, veniamo al dunque.

 

Le lezioni teoriche, davvero interessanti, che tutti abbiamo seguito con la massima attenzione sotto la minaccia dei quiz di Gigi, ci hanno fornito gli strumenti e le conoscenze per poter affrontare le sfide che l’ambiente montano ci avrebbe poi messo di fronte. Nell’immagine iniziale, le tappe del nostro percorso che, dal Sasso Remenno, ci ha portato, passo dopo passo, a gustare il panorama dalle torri della Grignetta e a tentare una salita al Cevedale, durante la quale molti hanno accresciuto la loro fama e la loro gloria aprendo la traccia come dei veri arieti. Al termine di queste avventure, serbo nel cuore innumerevoli piccole gioie:

  • L'emozione provata quando, alle Placchette del San Martino, ho concluso il mio primo tiro!
  • L’alba, delicatissima, sorta mentre pestavamo la neve per raggiungere la Casati, e che mi ha rimessa al mondo
  • Grignetta, torre del Cinquantenario: l’arrivo in cima alla Torre Cecilia dove sia io che Roberta abbiamo, finalmente, scampanellato a più non posso!
  • L’insicurezza e la determinazione provate affrontando il mio primo camino, sullo Zucco Pesciola. Devo ammettere che in quel camino non sono stata proprio una fatina dei boschi: sono salita con la schiena, con le ginocchia e con altre parti del corpo che il Signore mi ha donato. Ma, come si suol dire in questi casi, il fine giustifica i mezzi
  • Le 1547 birre che, da aprile a giugno, hanno contribuito a cementare la compagnia

 

Tante altre cose potrebbero essere narrate. Tuttavia, per quanto memorabili, tutte queste esperienze avrebbero avuto meno significato per me, senza gli sguardi, i volti e i sorrisi con i quali le ho condivise: ringrazio infinitamente Izabela, Alessandro, il Franchin e Andrea per la loro accoglienza e gentilezza; Roberta, per l’energia positiva che mi ha sempre trasmesso; Flavio e Luca per l’allegria che hanno portato nel gruppo; la dolcezza di Chiara; la calma di Emanuele e Tiziano; Gabriele, per la curiosità con cui ha affrontato ogni cosa. 

Tutta la mia stima e gratitudine va ai direttori, agli istruttori e agli osservatori del corso. Voi, che avete reso tutto questo possibile! Davvero, se fosse dipeso da me, alle lezioni teoriche ne avrei aggiunta una, in conclusione: mi sarebbe piaciuto vedervi tutti lì seduti, schierati, per poter finalmente chiedere a ciascuno di voi: “Perché sei qui? Perché passi i tuoi fine settimana con gente che non sa neanche fare il barcaiolo? Perché porti pazienza con me e mi rispieghi cento volte i passaggi per assicurarmi in sosta? Perché dedichi una buona parte del tuo tempo alla montagna?”. Davvero, sarei rimasta ad ascoltare per ore le vostre risposte. Perché credo che la testimonianza più vera di quello che la montagna può dare e significare sia data dalla vostra stessa dedizione. E anche se fosse vero che, come si suol dire, i montanari non sono di tante parole… la vostra presenza, in ogni caso, dice già tutto. 

 

Conserverò con cura l’attestato di partecipazione, segno tangibile di quanto mi porterò dentro. 

Una menzione speciale va ad Andrea Rimoldi, glorioso vincitore dei temibili quiz di Gigi!

 

Un GRAZIE grande COSI’ al CAI di Seregno!

E, a ciascuno di voi: buon cammino!

Sara.

02/07/2024
Il Percorso del nostro corso
La Campana del Cinquantenario
Alba salendo alla Casati
Alba salendo alla Casati