Pare che la Cavasin, sia riuscita a scovare l’unico posto di bel tempo in tutta Italia; quindi a capo di un battaglione di Austro-Ungarici di otto climbers, dirige il pullman, Marasco Viaggi, in direzione: Arco.
Qui dirottiamo verso un krapfen con crema per attendere che il sole faccia il suo mestiere e asciughi il pietrame su cui dovremmo faticosamente issarci.
Quindi si assalta, la squadra dei liberisti vanta tra le sue file la Cavasin e il bitumiera, al secolo Marco; la squadra artificieri (aka terroristi verticali, disposti a ogni sorta di magheggio per strappare centimetri di parete alla gravità) Maraja e Milesi, che quest’oggi ha selezionato per noi una via gourmet: “Attraverso la Friabilità”.
Sul primo tiro parte il cultore della libera junior: Maraja, ma a metà tiro vengo vergognosamente respinto e mi faccio calare. Non c’è il tempo di fare harakiri; parte all’assalto il cultore della libera senior: Milesi, che, vecchio del mestiere, sa fare il suo dovere tra staffe e rinvii. Si susseguono una serie di tiri tra passaggi divertenti, una dose di marocca lungo la via tutto sommato moderata e un sapiente uso del materiale (per i non avvezzi, azzerare).
Arriviamo al tiro più caratteristico della via, e tocca a me il comando. Affronto il traverso sotto al tetto picchiando più volte il cranio, qui sarebbe più conveniente essere nani, sotto il metro e ottanta, poi entro in quello che la relazione dà come diedro dulfer, che io invece affronto con incastro di coscia, tecnica efficace che però mi procurerà escoriazioni varie.
Ci raspiamo quindi fuori dalla via amministrando altri due tiri e scendiamo alla Fiesta, con i ritrovati compagni, lungo il sentiero degli Scaloni. Degno di nota il rientro, in cui fronteggiamo quattro ore di traffico con cantautorato italiano, punk, ska, un immancabile ragazzo mucca e soprattutto canzoni proletarie, da cui ci sentiamo tutti rappresentati. Tanto che questo report è stato scritto in orario lavorativo.
Da Maraja è tutto, alla prossima ragliata!