“8x56 – BLINDATISSIMO”

Abisso "TERZO MONDO"
Regione: 
Lombardia
Gruppo montuoso: 
San Primo
Località: 
Rifugio Martina
Difficoltà: 
Buio e Buchi

Estate, giornate solari e tante ore di luce. I progetti impazzano a mille, la fantasia si scatena: pareti nord, couloir, placche, fessure e diedri si sprecano nelle chiacchere serali, alterate da qualche birretta. Da tempo, però il giovane Nicholas, per tutti Maraja, propone insistente una divagazione a monti e cime. Ebbene sì, con insistenza e caparbietà è riuscito a convincere un manipolo di aspiranti speleologi, a scendere negli abissi del San Primo in una domenica particolarmente umida e uggiosa. “Se non ne approfittiamo di questa domenica con il meteo avverso per scalare è un vero peccato”. Con questa frase ripetuta all’infinito, fino a diventare un mantra, sabato ai Campelli Maraja ha ipnotizzato i suoi adepti.

Domenica 23 Giugno, come ampiamente anticipato dai vari meteo, piove, Simo recupera Beppe, quindi seconda tappa a Pusiano per recuperare Maraja, infine terza tappa ad Asso per recuperare Manuel, la truppa d’assalto è al completo e con fare minaccioso si dirige al parcheggio del rifugio Martina. Un rapido controllo del materiale, l’abbigliamento è il più variegato possibile, Beppe si presenta in “mimetica” pensando di fare conquiste, pare il “CHE” de noi altri; due dritte tecniche del capo gruppo e di buon passo sotto una leggera pioviggine cominciamo a salire. Primo errore, non mettere davanti al gruppo Beppe, tempo 5 minuti il gruppo è frammentato e diluito in cento metri, pace. Secondo errore, fidarsi è bene non fidarsi è meglio. Voi mi chiederete ma questo cosa centra? Presto spiegato. La nostra guida, nonché provetto speleo, ricorda la quota di accesso alla grotta 1554, ma non riesce più a localizzarla. Comincia cosi un “ravanage” da veri professionisti, sali, scendi, vai a destra anzi no vai a sinistra, gira di qui, gira di la, nulla novanta minuti a cercare un ago nel pagliaio. Quando la speranza ormai è finita sotto i tacchi ecco venire in aiuto lui, il mezzo tecnologico più desiderato e ambito di questo millennio l’I-PHONE. Manu in un battito d’ali chiama Siri e tempo zero siamo sul target. Che smacco per la nostra guida che millanta svariati accessi alla grotta. Lui si difende dicendo che in questa foresta di felci avrebbe avuto bisogno della NDG, normale dotazione da giungla.

È quasi mezzogiorno e in una normale domenica, gente normale si appresta a mettere le gambe sotto il tavolo, al contrario, quattro strampalati speleo domenicali si infilano in un buco stretto, umido, buio e nemmeno caldo. Dove andremo a finire? Comincia così il nostro battessimo, stiamo iniziando a discendere l’abisso “TERZO MONDO” al Monte San Primo, trecento metri sotto terra. Passata la strettoia iniziale, che mette qualche apprensione, si aprono sale più ampie, dove si progredisce belli dritti e fieri, con le nostre frontali che illuminano scenari incantevoli. La pacchia dura poco, una serie di calate ci imbucheranno nelle viscere dell’abisso. ALT!! Questi ancoraggi, spit e moschettoni e queste corde presentano evidenti segni di ossidazione e dì usura, impreca il sig. Precisetti (Beppe), dall’altra parte del meandro gli fa eco Maraja che dice: sono spit da 8mm lunghezza 56mm, ti ci puoi attaccare e saltare e le corde son solo dieci anni che le abbiamo fissate, considerale come nuove. Fortuna che sono il più leggero mi dico nella testa, lascerò scendere per primo Maraja se tengono lui terranno anche me. Che fare? Siamo in ballo, balliamo.

La discesa continua, passano i minuti, si susseguono ambienti fantastici, scendiamo il pozzo nel vuoto di venti metri e meraviglia delle meraviglie arriviamo in un canyon lungo un centinaio di metri con tutta la nomenclatura del caso, stalagmiti, stalattiti, placche calcaree, insomma tutto quello che un sistema carsico, fatto di rocce carbonatiche può offrire. Ci meritiamo una sosta merenda e per la nostra guida un drumino. Poco oltre un campo base per veri esploratori.

Ricomposte le fila ci attende la risalita “a riveder le stelle” (cit. D. Alighieri), ripercorriamo a ritroso il cammino con una certa dimestichezza e qualche errore di orientamento prontamente ripresi dal Maraja che chiude le fila. Arriviamo così alla risalita del pozzo principale, qui ci sono i venti metri nel vuoto che metteranno a dura prova i nostri avventori. Risultato finale: primo Simo, risalendo con tecniche da tree climber ci ha messo tutti in fila, guida compresa, per Beppe e Manu qualche intoppo, esami a settembre e corsi di recupero dal prof. Caimi.

Dopo cinque ore rimettiamo la testa all’aria aperta, e come d’incanto ritorna a tutti la favela, giù bel buco abbiamo tenuto un profilo basso, ma ora tutti leoni, io qui, io la, io, io, …  Sporchi e imbrattati di fango, con fare orgoglioso, passiamo i gitanti gastronomici domenicali del rifugio, scendiamo alla macchina ci cambiamo da cima a fondo e torniamo verso casa. Giornata dieci e lode, esperienza da replicare. Provare per credere.

Beppe.

“Il senso è come un’eco in una valle piena di grotte che suona ora qua ora là, pur essendo sempre lo stesso”. 

(Pier Paolo Pasolini)

23/06/2024
Abisso "TERZO MONDO"
Abisso "TERZO MONDO"
Abisso "TERZO MONDO"
Abisso "TERZO MONDO"