È un' venerdì mattina, e mi trovo all’ospedale di Lecco, reparto trasfusioni, dove al prezzo di 450ml di sangue intero, mi sto guadagnando la mia salita su ghiaccio.Effettuato il salasso, corro col cubo libre verso la desolata e tetra pianura brianzola a recuperare il Talebano, aka Giuseppe Milesi, con cui faccio rotta verso il trentino e iniziamo (ovviamente) a spettegolare per l'intera durata del viaggio. Arriviamo in loco senza l'ausilio della tecnologia, ma grazie al Milesi che controlla la traccia auto, stampata su carta, come un pirata con la mappa del tesoro, finché una strada sterrata libera tutti i miei più stupidi istinti e in un attimo divento il Colin McRae dei monovolume, e in poche curve arriviamo miracolosamente illesi al parcheggio.
Partiamo a camminare abbagliati da una luna pienissima, al punto che sbaglieremo sentiero, pagando pegno con 20 minuti di marcia in più e un acrobatico volo carpiato su ghiaccio del Talebano, il quale durante la salita non si è nemmeno fatto mancare di perdere la longe delle picche, che verrà prontamente ritrovata dal primo avvoltoio (me). Arrivati al bivacco mi rendo tristemente conto di essere il più anziano lì dentro, escluso ovviamente il mio socio.
Ci sono una cordata che non vuole rivelare la via che farà il giorno seguente e una cordata di ritorno dalla via che faremo anche noi, e uno di loro mi riconosce. Ci eravamo visti anni fa alla falesia del tramonto!-Tu sei T. berna! (O almeno così si chiama su Istagram, la mia vacillante memoria non riesce a riafferrare il suo nome di battesimo)Il buon T. berna ci fornisce preziosi consigli sull'avvicinamento, che però si riveleranno totalmente vani.Sono le 4.20 di sabato mattina, "Goood moorning Vietnam!" Sembra voler dire il telefonino che suona implacabilmente nella mia tasca per strapparmi dalle coperte. Ci avventuriamo fuori dal bivacco e iniziamo a camminare sui prati congelati, poi sulla morena, fin quando a un certo punto scorgiamo delle frontali alla base... 100 metri di dislivello buoni più in basso. Capiamo immediatamente di aver sbagliato strada; un errore rimediabilissimo... Il problema è che il Talebano quando sbaglia inizia a correre. Ma di brutto brutto brutto né! Inizia così una disperata e affannosa progressione prima su blocchi poi sui nevai alla base della via... è inutile provare a tenere il passo del Talebano, questa non è la cresta Osa... qui non ho possibilità.
Lo raggiungo alla base della via dove ha già preparato un comodo terrazzino di neve, e visto che, secondo quanto riportato dal T.berna la sera prima, il passaggio con la neve più delicata è sul primo tiro, decido di cederlo al sig. Milesi e ai suoi 60kg. Parte convinto, e sosta su due viti da ghiaccio dopo aver filato 55 metri di corda. Scopro con totale disappunto che il passo chiave si trova esattamente sopra la sosta.. toccherà a me. Trovo un chiodo che dondola come un dente da latte, e che richiederà diversi vigorosi colpi della mia piccozza per assestarsi, poi affronto il passo... beh, dai, il mio concetto di neve delicata è un altro… si passa senza problemi, le condizioni sono stupefacenti. Finisco le corde e faccio sosta poco dopo su due meravigliosi fix da 8mm.
Da qui faremo una lunga conserva, viste le condizioni davvero facili di oggi, fino alla base dei 3 tiri finali. Qui tocca di nuovo a me, un bellissimo canalino di neve e ghiaccio. Alla base del salto più ripido decido di proteggermi con una vite... ma non c’è più ghiaccio vergine, i fori delle viti dei nostri predecessori hanno creato un Emmental di ghiaccio senza ulteriore spazio. Decido cosi di riciclare il foro di qualcun altro e metterci la mia vite. Supero il salto sempre su neve eccezionale giungo in sosta. Da qui parte il Talebano a testa bassa (fretta di cui si pentirà) e concatena gli ultimi due tiri.
Mentre salgo noto un moschettone di un viola intenso che penzola da una fessura, ne vengo subito incantato come una gazza ladra... mi avvicino e vedo ciò a cui è appeso un friend totem nuovo! Lo chiudo e si sfila senza problemi dalla fessura. Me lo appendo all'imbrago come lo scalpo di un nemico. Dopo una mezz'oretta di cazzeggio in vetta (severamente criticata dal signor Milesi) scendiamo, e durante il rientro la montagna mi omaggia di un altro dono, un cappello sottocasco in pile! Giornata ricca. Nello zaino il ritrovato, propongo una birra, alla quale il Talebano risponde con uno sguardo riluttante... finché gli comunico che oggi sarà mio ospite, per festeggiare la salita e il bottino sciacallato in parete. Davanti alla birra offerta non sa dire di no.
Da qui di nuovo cubo libre, tanti altri pettegolezzi durante il rientro e via verso la pianura della Brianza, senza lago e senza montagna, a depositare il Talebano e poi via verso il sublime lago di Garlate.
Dalla cordata “Stakanov” è tutto, ci si becca la settimana prossima a Arco, dove verrò sicuramente segato sulle manovre!
Beppe e Maraja - (Donec obvium iterum)