23 giugno, prima domenica d’estate: sole, mare, relax.
Driiiin! Ore 04.30. Era tutto un sogno. Si aprono gli occhi sul sipario di questa nuova giornata di duro allenamento per le povere, giovani ed inesperte reclute alpiniste.
La partenza del convoglio è fissata per le 05.30 dal Martino Bassi, Seregno.
Ore 05.28: Allora? Ci siamo tutti?? Chi manca?? Avete organizzato le macchine? Dai che siamo in ritardo!
Tuona una voce dal parcheggio. È il Comandante in Capo, che guida le reclute dal primo giorno con piglio deciso e con un codino sbarazzino.
Dopo il rischio di abbandono al parcheggio di un componente, alle 05.30 precise i motori si accendono, automobili e furgoni si dirigono alla volta della dogana svizzera: oggi passeremo il confine.
Obiettivo della spedizione: ghiacciaio del Morterasch.
Le giovani reclute sono stipate all’interno delle loro vetture, hanno uno sguardo deciso, sveglio soprattutto, sono pronte all’assalto e hanno chiarissimi tutti i nodi e le manovre di corda che dovranno essere effettuate durante la giornata.
Ore 07.00: sosta tecnica per approvvigionamenti. Allora? Avete finito di bere il caffè? Ma è il caso di prendere anche la brioches? Il Comandate in capo richiama le giovani reclute, ma nessuna di loro sembra sentire. Staranno ancora dormendo?
Ore 08.30: arrivo a destinazione. L’aria fresca apre gli occhi definitivamente e carica di adrenalina i partecipanti alla spedizione.
Si parte. Il breve sentiero di avvicinamento viene percorso a passo di marcia, sotto i primi incerti raggi di sole che, combattendo con le nuvole, cercano di emergere e raggiungere i camminatori, dando loro brevi sprazzi di ottimismo.
La sfilacciata carovana delle reclute si compatta al termine del sentiero: è il momento di organizzare le cordate. E così inizia la conta: avete presente le 3 civette sul comò? Ecco, tutto è andato così: siamo 12 allievi, meno due donne, meno uno che non c’è, conta gli uomini, conta le corde… sono 9, 8, 10? Cordate da 2 o da 3? In qualche modo i conti tornano, ogni recluta viene affidata al suo sergente- allenatore, ogni cordata ha la sua corda (sembra). Inizia l’ultimo breve, intenso, ripido tratto di avvicinamento. Si arranca, si suda, la meta sembra vicina, nessuno parla. Il nuovo Tom Hanks del gruppo consiglia di seguire gli “ometti” per raggiungere il punto esatto. Che sia una nuova parola in codice? Tra guadi e quasi cadute tutti giungono ai piedi del ghiacciaio, che si erge imponente e maestoso davanti agli occhi.
È il momento di vestire l’armatura: ramponi, imbrago, caschetto, moschettoni, cordini, corde… sono questi gli elementi che permetteranno alle giovani reclute di affrontare al meglio la spedizione prevista.
Poi arriva il momento fondamentale, quello più bello, quello che tutti stavano aspettando: si parte cercando la metà della corda, si finisce con le mani ingarbugliate in cordini, che sono legati ad una corda, che è incastrata in un moschettone, che sembra essere fissato ad un imbrago.
Eppure, grazie all’attenta supervisione dei sergenti, tutti si legano nella maniera più adeguata in cordate da 2/3 (sempre per la conta corretta effettuata precedentemente).
Ed ecco il primo passo, poi il secondo, poi il terzo. I ramponi scricchiolano sul ghiaccio, le punte aderiscono, la corda avanzando genera un lento movimento oscillatorio, i moschettoni tintinnano tra loro… accompagnati da questa melodia le indomite cordate assaggiano finalmente il ghiacciaio.
Si procede imparando come muoversi, come avanzare, capendo quali passi fare e come, per fronteggiare i nemici: crepacci, seracchi, ponti di neve…
Le cordate procedono, avanzano con passi lenti, si sentono riecheggiare consigli, spiegazioni, spietati rimproveri, severe punizioni in caso di errore.
Ma che ore sono? Ormai non importa, bisogna avanzare e continuare. Vengono poi allestite postazioni di allenamento nelle quali mettere alla prova le reclute:
1) Postazione “fungo”: con annesso laghetto circostante e k-way a bagno
2) Postazione “viti”: cerca di centrare un angolo di 90°, poi se riesci crea un buco, se tutto questo va bene, cerca di far passare un cordino nel buco che non vedi e che non sai se hai creato, poi abbandonalo. Ok, tutto fatto.
3) Postazione “arranca in verticale”: giù i talloni! (Tuona la solita voce). E ho detto tutto.
4) Postazione “parancacosa?di Vanzo?”: stiamo ancora cercando di capire cosa è stato spiegato, per cui seguiranno prossimi aggiornamenti nel caso.
5) Postazione “crea la sosta”: laboratorio creativo su ghiaccio con viti, moschettoni e corde.
Non è facile passare da una postazione all’altra, ma con intrepido coraggio le giovani reclute si aggirano tra di esse: legateviiiiii! (Si, sempre lui). Tutti sono coordinati dal Comandate in Capo: 3 di qua, 1 di là, aspetta lì e cercane altre 4 (si, con i numeri oggi non ha funzionato molto).
Ancora qualche passo e poi… sotto le punte dei ramponi il ghiaccio comincia a fare “effetto granita”: ore 13.45, la spedizione sta per giungere al termine, l’acqua inizia a infiltrarsi tra le lingue di ghiaccio. Viene dato inizio alle operazioni di rientro alla base. Si riformano le cordate, ci si ingarbuglia di nuovo, ma con molto più velocità: questo è il valore aggiunto dell’esperienza.
Inizia la lunga discesa: dall’aria fresca, dai piumini, dai ramponi… a pantaloni corti, caldo, magliette, desiderate infradito. E di nuovo viene effettuata la strada al contrario tra impervi pericoli e ostacoli: salti del crepaccio, osservazione di un seracco, guadi di fiumi impetuosi, sky running tra le rocce appesantiti dalle corde bagnate; a ritroso lo stesso sentiero del mattino, del quale si scoprono cose nuove, che poche ore prima erano passate inosservate (tipo l’attraversamento della ferrovia o l’enorme struttura all’ingresso, cose di poco conto insomma).
Ore 15.30: ritorno al campo base. Le autovetture, trasformate in piccoli forni grazie al caldo cocente, attendono le reclute. Ma qualcosa si nasconde tra cofani, cambi e corde. Le sorprese non sono ancora finite: spuntano torte fatte in casa da geometri, arachidi, patatine, birre con strani processi chimici in atto, si auto-crea un tavolino, sul quale vengono posti tutti i rifornimenti, che in breve tempo spariscono tra risate e commenti.
Ore 16.15: inizia la lunga marcia del ritorno, tra calde strade trafficate e incidenti invisibili.
Ore 19.40: Seregno - Martino Bassi, lo stesso di poche ore prima, eppure sembra passata un’eternità. Tutti si avviano ai mezzi propri, ultimi saluti, ultimi sguardi stanchi. Spedizione conclusa. Complimenti reclute. Alla prossima!
PS: Allenatevi con i nodiiiii!