Parete Re del Lago – Sogno di Carlo
Schede primarie
Parete Re del Lago – Sogno di Carlo
NDA. Via ben protetta a spit, chiodi e clessidre cordonate. Portare 2 mezze corde da 60m
Se avete parcheggiato sulla vecchia strada del Ponale, prendete un sentiero che risale la montagna tramite una scalinata e presto arriverete ad un bivio dove bisogna andare a destra. Si procede dritto e al bivio successivo si inizia a salire verso monte. Il sentiero attraversa parti di bosco un po’ più fitte ma è sempre facilmente seguibile e conduce ad una grossa falesia i cui settori B, C e D sono nella parte bassa mentre il settore A (da dove parte la nostra via) è nella parte alta.Il bivio per il settore A è segnato solo da un ometto ma visto che se ne incontrano svariati vi consiglio di seguire questo stratagemma: una volta arrivati in corrispondenza di un punto molto esposto sulla destra, tornate indietro per circa un centinaio di metri. Il primo grosso ometto con sentiero che conduce a monte è quello che porta al settore A. La controprova è che nel giro di poche decine di metri dovreste incontrare una scalinata di pietra che sale ripida e in alcuni tratti con esposizione compiendo alcune S. Quando il sentiero spiana, sulla sinistra si troverà un’ulteriore deviazione con ometto e delle roccette da arrampicare alte circa 3 metri. Salendo le roccette in breve si arriva al settore A.
- 1° tiro – placca e diedro, ca.27 metri (IV) – 5 chiodi, 1 spit, cordini in clessidra di progressione; sosta a fix con anello di calata nei pressi di un albero all’uscita di un breve diedro.
Salire la placca sopra l’attacco seguendo una linea di corte fessure e buchi; proseguire in direzione della stretta cengia sovrastante, sempre per corte fessure verticali, fino ad una lama a mezzaluna; raggiunta la cengia spostarsi a destra fino a un grosso arbusto, dove, per buone prese, si torna a salire in leggera diagonale verso destra su placca, aggirando la base di uno strapiombino di roccia infida, fino alla base di un breve diedro che si risale fino a un comodo terrazzino, sotto ad un albero, dove si trova la sosta (fix con anello di calata).
- 2° tiro – sperone verticale, ca.28 metri (V) – 3 chiodi + 6 spit di progressione; sosta su 2 fix con anello di calata.
Salire superando l’albero alla sua destra, per rocce delicate, e raggiungere la base della parete grigia dello sperone (visibile il primo chiodo piantato in verticale), da qui, obliquando leggermente verso destra (chiodo arancione) portarsi sul lato destro dello sperone; con un passo delicato ci si alza per una costola fino a raggiungere il primo fix; risalire verticalmente tutta la costola fino al suo termine dove si trova la comoda sosta attrezzata con due fix con anello di calata.Poco sopra, ben visibile, il sentiero per, verso sinistra porta a Biacesa, verso destra sale verso cima Capi.
Collegamento tra 2° e 3° tiro – sentiero, circa 30 metri. Dalla sosta seguire verso destra (faccia a monte, targhetta “SDC” su sasso), verso Cima Capi, per ca.30 metri fino a incontrare sulla sinistra uno spiazzo tra la vegetazione (ometto) che porta alla base della placca dove si sviluppa il terzo tiro (chiodo con cordino alla base e targhetta “SDC”).
- 3° tiro – placca ca.30 metri (IV-III poi facile) – un chiodo, cordini in clessidra di progressione; sosta 2 fix con anello di calata.
Attaccare la placca sovrastante, più facile sulla destra, seguendo la roccia dove questa è più lavorata, fino al suo termine dove la pendenza si attenua decisamente e si cammina (attenzione ai sassi smossi), fino a un grosso masso sotto a un albero (cordone sul tronco) dove è attrezzata la sosta.
Collegamento tra 3° e 4° tiro – traccia, 15 metri (facile). Salire verso sinistra (faccia a monte) tra la vegetazione, senza percorso obbligato, fino al margine sinistro della parete; l’attacco del tiro si trova in corrispondenza di un alberello (targhetta “SDC”), tre metri in alto visibile un chiodo.
- 4° tiro – placca ca.40 metri (IV+ un passo V-); tre chiodi, un fix, cordoni di progressione; sosta su 1 fix con anello (sosta in comune con la via “Il Cadetto”).
Salire direttamente il canale appena accennato (roccia discreta in partenza), stando a sinistra del chiodo, fino a sbucare alla base di una serie di placche verticali. Salire le placche per brevi fessure fino a un fix, oltre il quale ci si congiunge e si percorrono gli ultimi metri di un tiro della via “Il Cadetto” (Mario Brighente & Co), proveniente da destra, fino a uscire su stretta cengia erbosa dove si trova la sosta servita da un fix con anello (oltre alla sosta della via “Il Cadetto”; targhetta “SDC”).Attenzione: se si utilizza una corda intera da 70 e ci si vuole calare lungo questo tiro è consigliabile calarsi fino agli alberi sopra il diedro finale del tiro e attrezzare una successiva calata dagli stessi fino alla base del tiro.
Collegamento tra 4° e 5° tiro – traccia, circa 40 metri (facile). Dalla sosta seguire a sinistra una traccia tra la vegetazione (agevolati da uno spezzone di corda con nodi) in leggera salita fino ad un comodo terrazzino alla base di una placca con un diedro formato da rocce rotte sulla sinistra, ometto, fix con anello e chiodo con cordino e targhetta “SDC”.Prestare molta attenzione alla friabilità del terreno e ai sassi smossi durante il trasferimento.
- 5° tiro – placca ca.27 metri (III+/IV, passo di IV+); due chiodi e due fix di progressione; sosta su fix con anello e cordone con maglia rapida su pianta. Salire la placca a destra del diedro (attenzione alle rocce rotte del diedro stesso) superando due chiodi con cordino; superare una serie di placche stando a sinistra dei due fix, fino a raggiungerne alcuni arbusti su un terrazzino, alla base di un breve diedro canale, dove si trova la sosta, su 1 fix con anello e cordone su pianta. Cassetta metallica con libro di via.
- 6° tiro – breve diedro e cresta boscosa, circa 40 metri (III nel diedro, II poi più facile); sosta su grosso pino (cordone alla base).
Salire il breve diedro di rocce rotte (attenzione) subito sopra la sosta, uscendo sulla cresta rocciosa coperta di vegetazione; seguire la cresta, attraverso la vegetazione (due cordoni su pianta a indicare il passaggio) fino a raggiungere un grosso pino (cordone alla base).
Pochi metri oltre la sosta si raggiunge il sentiero per Cima Capi.
Dalla cima seguire verso destra il sentiero che scende, superando alcuni facili tratti attrezzati, mantenendosi in direzione Biacesa (attenzione a non scendere verso Riva del Garda), fino a raggiungere il punto di attacco del terzo tiro, da qui due possibilità:
1. Proseguire seguendo il sentiero che riporta a Biacesa (circa 1 ora e 30 minuti dalla cima).
2. Calarsi in corda doppia (due calate, attenzione al recupero delle corde) fino all’attacco della via, dal quale si può scendere alla strada del Ponale (circa 1 ora e 10 minuti dalla cima) o tornare verso Biacesa (sentiero 472).
3. Proseguiere e salire la ferrata fino in cima, quindi per sentiero e parti attrezzate giungere al Bivacco Arcioni e scendere a Biacesa, realizzando un bellissimo giro ad anello.
L’alpinismo su roccia e ghiaccio è un’attività potenzialmente pericolosa se non praticata con adeguata preparazione fisica e psicologica. Quanto riportato nella relazione, pur essendo redatto con grande precisione, deve essere valutato sul luogo e non può sostituirsi alla vostra valutazione ed esperienza personale.