Aprile, dolce dormire... Nemmeno per sogno!
In questa primavera dal profumo invernale, il fiuto dell’alpinista non può che puntare alle creste di meringa e ai canali ghiacciati. Anche oggi ci dirigiamo verso le Magiche Orobie, che in questa prima stagione da apprendista alpinista mi hanno regalato momenti di assoluta bellezza.
Siamo in quattro: io, Fede, Gigi e il Marziano (è sempre Beppe, che a ogni avventura assume forme epiche diverse, ma è sempre e comunque là in cima a tirare il collo ai comuni mortali). Abbiamo tutti voglia di assaporare questi ultimi strascichi di freddo, e puntiamo menando come matti al canale ovest del Monte Toro.
Mentre ci imbraghiamo all’imbocco dello scivolo, la luce che sale illumina un paesaggio alieno: la sabbia portata dal vento ha colorato di rosso i pendii innevati. Nell’aria c’è solo il rumore del vento, e mi pare di essere sbarcato su una qualche luna ghiacciata di Giove o di Saturno. Anche oggi, l’Orobia Patagonica mi fissa nel cuore un’istantanea che non si può dimenticare.
A proposito di extraterrestri, Beppe (dopo una breve pausa nell’iperspazio) chiama l’adunata: “Siete prontiiiii?”
Attacchiamo il pendio, aspettandoci qualche difficoltà (le relazioni parlano di tratti a ottanta gradi, brrr...). Eppure, in men che non si dica siamo in cima! E le orride pendenze? I tratti ghiacciati? Lo spindrift impietoso? Non troviamo niente di tutto questo, ma raggiungere la croce di vetta è sempre un’emozione.
Lungo la cresta, Gigi mi accompagna con qualche aneddoto e qualche consiglio, e la discesa si stempera in chiacchiere e progetti per il futuro. Incontriamo scialpinisti in maniche corte, cani, distacchi nevosi di proporzioni impressionanti, e poi...
Il Marziano mette nel mirino un’altra cima, il Corno Stella!
Io e Gigi ci guardiamo e posiamo il fondo schiena a terra. L’unico a gettare il cuore oltre l’ostacolo è Fede, che accompagna Beppe sulle rampe a velocità relativistica. Felice per lo scampato pericolo, mi godo il sole e il panorama. Tre quarti d’ora più tardi, in anticipo di qualche giorno sui tempi previsti dalla palina CAI, le due locomotive tornano alla base. Dopo uno sguardo all’orologio, ricomincia la discesa: chi l'avrebbe detto, sarò a casa in orario per la pappa!
Roba di un altro pianeta, insomma.
Stefano Galliani