Il nostro weekend inizia con un'aria di avventura anticipata: un venerdì immersi nella falesia per scoprire cosa ha da offrire la roccia di Finale. Sin dai primi movimenti, la parete ci conquista con le sue asperità e il suo fascino ruvido. La mattina seguente, arrivano gli altri compagni di viaggio, portando con sé una folata di vento che sa di Grignetta, quello stesso vento che ci avrebbe fatto compagnia per tutto il sabato.
La decisione di dividerci in due gruppi viene naturale: alcuni si dirigono verso la celebre Grillomania, mentre altri scelgono la sfida del Gufo e Corpus Domini. Io, insieme a Ste, il Barone e Flavione, ci incamminiamo verso la nostra via. È il Barone a guidare l'attacco sul primo tiro, e presto ci accorgiamo che i gradi sono più ingannevoli di quanto previsto. Ma ormai siamo lì, e non c’è spazio per i rimpianti.
Tra un tiro e l'altro, il tempo scivola via e finalmente raggiungiamo la vetta, dove gli amici di Grillomania ci accolgono con risate e aneddoti: storie di mungiture inaspettate e scambi di caramelle che strappano un sorriso. Senza perderci in chiacchiere, ci dirigiamo al canyon, pronti a confrontarci con la sfida del mitico tiro “La vera donna”. Chia l'ha già conquistato, e ora tocca a noi, ognuno a modo suo. Tra chi riesce con stile e chi lotta per ogni centimetro, il supporto del Barone diventa leggendario.
Dopo una lunga giornata sulla roccia, ci dirigiamo verso il meritato riposo. La prima tappa è allo storico Bar dell’Orco, dove una birra ghiacciata scende giù come un premio tanto atteso e il bis di frico è una celebrazione in sé. Ma la serata è ancora giovane, e il secondo aperitivo ci aspetta al nostro accampamento improvvisato. Tra varie dimenticanze, ci troviamo a condividere un pentolino da cinque litri in otto persone, con la pasta che sa vagamente di amido. Per fortuna, il sugo saporito di Simo salva la situazione, e ogni boccone diventa più che accettabile.Le chiacchiere volano leggere nell’aria tiepida della sera, accompagnate da un flusso generoso di vino e amari. Ognuno prepara poi il proprio rifugio per la notte: chi in tenda, chi nel furgone e i più coraggiosi montano l’amaca, sfidando la frescura notturna. Siamo tutti pronti a cedere al sonno, ma non prima di una tachipirina condivisa: un tocco quasi rituale per il nostro Barone e la Chia.
La mattina successiva, ci avviamo verso Rocca di Perti, pronti a nuove avventure e con le cordate appena formate. Io faccio squadra con il Maraja, mentre dietro di noi avanzano Ste e Ian, il nostro nuovo compagno americano che affronta tutto con il sorriso e un accento inconfondibile. Scegliamo la “Via del vecchio”, e l’inizio non è dei più fluidi: in qualche modo, su due spit finiscono tre rinvii. La confusione ci costringe a una pausa riflessiva prima di deviare sulla variante, ma non senza notare Ian che, avanzando con la sua naturale disinvoltura, chiede perplesso: “What was the matter?” – per lui, chiaramente, il problema non esisteva.
Tra paranchi improvvisati, risate e scatti rubati che immortalano il panorama e le smorfie di fatica, ci spingiamo verso la vetta. Lì ci fermiamo ad aspettare gli amici impegnati sulla “Mariangela”, godendoci la brezza e la vista mozzafiato. Un momento di tregua, segnato dalla rituale foto di gruppo accanto alla croce. Poi, inizia la discesa, rapida e decisa: sappiamo che ad attenderci ci sono montagne di focaccia, fragranti e irresistibili, pronte a diventare la nostra ultima delizia prima del ritorno a casa. Divoriamo ogni pezzo come se fosse l’ultimo banchetto, un sapore che racchiude la perfetta conclusione di un weekend indimenticabile.Ci vediamo ad Arco!Iza