C’era una volta una falesia sopra Civate,
il cui avvicinamento era la più epica delle ravanate.
Quelli del CAI Seregno ne furono i chiodatori
ma, per l’avvicinamento appunto, pochi gli avventori.
Per quanto eretico parve il progetto,
Eretico fu proprio il nome perfetto.
Fu dedicata al carissimo Enrico,
mancava solo una festa in ricordo dell’amico.
Fu scelta una bella giornata di inizio Dicembre
e si ebbe una delle più belle feste di sempre.
Ma partiamo a raccontar fin dal mattino
di questa festa che ci rimase nel cuoricino.
Nel freddo mattino affrontiam la salita
e non si dica che siamo intimoriti dalla fatica.
Oggi lo zaino ha un peso importante,
saranno i rinvii, sarà lo spumante.
E al prete che chiede dove siamo diretti,
rispondo mal celando i miei occhi furbetti.
Quasi quasi all’abbazia per la messa mi dirigo,
ma poi ricordo che mi aspetta il catechismo di Mistrorigo.
Il cuore mi scoppia, muoio di sete
ma ecco la pala e gli amici in parete.
Appena arrivata mi sento già ciuca:
il Milesi mi offre il suo thè con Sambuca.
Con l’appetito mi preparo alle mangiate,
con l’imbrago mi appresto alle palate:
di certo di stampate non posso parlare,
visto che su un 6b mi devo scaldare.
Persino l’irreprensibile chiuditore Peppino
afferma che oggi è meglio darsi al vino.
E così con salamelle, birra e panettone
demmo dell’arrampicata, il pensier, l’abolizione.
Ma presto l’alcol diede spettacolo
e di comiche si creò un ricettacolo.
A partire dall’acrobata Francesco
che sul pentolone con un balzo ci rimane secco.
Mentre qualcuno sta sulla roccia,
qualcuno da sotto grida “Pannocchia!”
E credetemi, non è una panzana...
a peggiorar le cose compare la Genziana!
Io da sopra provo a tenere una fessura,
ma per poco non muoio dalla paura:
La sicura dello “Svizzero” è stata un fiasco.
Dal cibo, distratto, mi ha lasciato troppo lasco.
Tra le genti, giovani e anziane,
c’era con noi pure un bel cane
che attratto dalla pelle del salame lanciata
ha finito per fiondarsi giù dalla scarpata.
Qualcuno si tiene a più non posso,
qualcuno versa un bicchiere di rosso,
Qualcun altro ride e capisco il perché:
hanno fatto Sambuca corretta al caffè.
Intanto Ciccio si crede Obelix, il burlone,
che secca il thè direttamente dal pentolone.
Intanto di mano in mano passa un salame
con cui si fanno scherzi non proprio da dame.
Dietro il monte ormai il sole si è nascosto:
è arrivata l’ora di metter tutto a posto.
Mentre scendiamo l’erba è scivolosa, maledetta,
e l’Americano, piombando, ci lascia la bacchetta.
Ma visto che si vuole continuare a festeggiare,
si decide di andare in un bar a sbevazzare.
Lo spritz e il campari la fann da padroni,
mentre ci raggiunge pure il Rusconi.
I nasi son rossi e le risa sono forti,
si vede che a casa tornerem tutti storti.
Si è fatta una certa, è ora di andare,
andate piano ragazzi, che vi vedo barcollare!
Si conclude così, dell’Eretico la festa,
di cui in rima mi son divertita a raccontar le gesta.
Di questa giornata i ricordi indelebili saranno
e non vedo l’ora arrivi quella del prossimo anno!
Report scritto da Laura feat. special guest Marajà del CAI Valma
E non dimenticate… Enri c’è!