Non è uno sport, è molto di più

Vorrei trovare delle parole poetiche e d’effetto per raccontare di questo corso di alpinismo ma scrivere non fa per me. A volte però serve anche fermarsi un attimo e ripensare a quello che è stato, per vedere come sono cambiate le cose e stupirsi di dove si è ora.

Quando ho iniziato il corso di alpinismo il mio spirito inguaribilmente ottimista mi ha portato ad avere grandi aspettative: mi immaginavo di imparare le basi per muovermi in montagna in sicurezza e autonomia così da “conquistare le vette più alte”; mi immaginavo di trovare dei compagni con cui condividere queste avventure; mi immaginavo di incontrare istruttori carichi di esperienze pronti a trasmettere il loro sapere. E così è stato. Fin da subito si è creato un clima familiare che si è rafforzato sempre di più.

Ripercorro nella mente le varie uscite e mi rendo conto di come ogni volta sia stato aggiunto un piccolo tassello. La prima uscita in falesia a Courtil in cui per tanti c’è stato il primo incontro con imbrago, scarpette, corda e moschettoni; poi ci sono state le Placchette di San Martino dove sotto un sole cocente abbiamo provato le varie manovre in parete. Poi lei, la Grignetta. La palestra di ogni alpinista lecchese. Una delle uscite che più mi è rimasta a cuore. Non vi ero mai stata ed è stato sorprendente vedere quelle guglie di roccia su cui sono state immaginate moltissime vie di salita. Ho provato un senso di rispetto e soggezione nel muovermi su quella roccia, nonché attimi di adrenalina nel calarmi dal fungo e sentirmi totalmente nel vuoto. Poi c’è stata l’uscita a Scalaro, alla Parete delle Stelle. Un’altra occasione per perfezionare la tecnica e le manovre. Abbiamo fatto anche un 4000!! Il Breithorn Occidentale che, per quanto facile possa essere, le condizioni meteo hanno reso la salita un’impresa dai toni un po' patagonici. E poi l’Albigna… un paesaggio mistico in cui immense pareti di granito perfetto fanno da cornice ad un lago dai toni smeraldo. Qui abbiamo sperimentato un’arrampicata diversa: placca spietata, che richiede una buona dose di decisione e fiducia.

Ora il corso è terminato e spetta a noi mettere in pratica ciò che abbiamo imparato. Oltre a tutto ciò, abbiamo imparato che l’alpinismo non è un semplice sport, ma molto di più. È curiosità e voglia di avventura. È amore e rispetto per la natura. È amicizia, condivisione, fiducia. È voglia di mettersi in gioco, conoscere i propri limiti, le proprie paure. È scoprire di avere capacità e risorse che neanche noi pensavamo di avere. È totale onestà con sé stessi e con gli altri. Quando si è in parete cadono tutte le maschere e può emergere chi siamo realmente. Non possiamo mentire. Tutto questo è molto più di una prestazione fisica. L’agitazione la sera prima di una salita. Preparare lo zaino, leggere la relazione, accordarsi con i compagni sull’orario. Il viaggio in macchina verso la destinazione carico di aspettative. E poi la salita. Un’avventura travolgente, in cui ti dimentichi ogni cosa. Tornare alla macchina colmi di soddisfazione, fermarsi a bere e mangiare, ripensare alla giornata.

Non è uno sport, è molto di più. E il giorno dopo, chi in ufficio, chi in università, ti ritrovi a pensare al giorno prima e vorresti tornare lì. Allora inizi a fantasticare sulla prossima avventura perché non puoi fare a meno di quelle emozioni. Quelle emozioni che solo l’alpinismo ti può dare.

Questo corso è concluso ormai ma non si tratta di una fine, ma di un inizio. L’inizio di un percorso in cui potremmo sfruttare gli strumenti che ci sono stati forniti in questi mesi e contribuire anche noi, in minima parte, alla storia dell’alpinismo. E magari, perché no, tra un po' di tempo potrebbe anche succedere di ritrovarsi a condividere delle avventure proprio con chi ci ha trasmesso il proprio sapere.   

Grazie;

Giulia.

17/07/2022