Il Traverso dei Pinguini

Località: 
Courtil - placche di Oriana

Terza uscita del 46esimo corso di Alpinismo Renzo Cabiati.

Oggi la nostra destinazione sono le placche di Oriana In Valle D’Aosta.

Ritrovo alle 6.15, ci dividiamo nelle varie macchine e si parte per la valle di Champocher, vicino al suggestivo castello di Bard..

Parcheggiamo la macchina a Courtil e dopo un avvicinamento di circa mezz’ora, tutto in salita, arriviamo davanti alle placche di Oriana che si ergono davanti a noi in tutta la loro maestosità.

Ci sono due settori, uno a sinistra e uno a destra. Oggi sono stato assegnato con il mio istruttore al settore sinistro. La via che affronteremo si chiama “Traverso dei Pinguini”. Ironia della sorte, durante la scalata sembrerà davvero di stare in Antartide per colpa del freddo.

Si tratta di una via con 6 tiri, in media ogni tiro è sul quarto grado, tranne il secondo, che si trattava di un sesto. Tra l’altro è stato il mio primo sesto grado. Non sapendo cosa aspettarmi, all’inizio avevo un po’ di paura, pensavo non sarei riuscito a farcela.

Purtroppo la pietra era un po’ umida e bagnata, soprattutto il primo tiro, dove ancora i raggi del sole non avevano asciugato del tutto la pietra dalla recente pioggia.

Iniziamo a prepararci alla salita e qua compio un errore che mi costerà caro. Purtroppo vedendo il sole ho deciso di non portarmi nulla, e arrampicare a maniche corte.

Iniziamo la via, il mio istruttore va da primo e inizia a posizionare tutti i rinvii, la via era ben attrezzata con fix di 10 mm. Io nel frattempo faccio da sicura. Una volta che il mio istruttore ha fatto la sosta e mi ha assicurato, inizio a salire. Già da subito la roccia bagnata si fa sentire. Essendo placca, l’aderenza dei piedi alla parete è fondamentale.

La roccia era gelata e le mani dopo un po’ avevano iniziato a perdere sensibilità. In questa situazione l’uso corretto dei piedi è diventato fondamentale. Il secondo tiro, il più difficile, per fortuna era un po’ più al sole e la roccia aveva iniziato a scaldarsi. Grazie ad alcune indicazioni del mio istruttore sono riuscito a raggiungerlo alla sosta, anche se con il fiatone. Da quel momento iniziarono i problemi.

Siamo stati avvolti da una fitta nebbia, e più salivamo, più il vento gelido ci colpiva. Essendo in maniche corte ho iniziato a tremare come una foglia, il mio cervello si è completamente spento e non riuscivo più a fare scelte lucide durante la progressione. Per fortuna un mio compagno di cordata mi ha prestato il suo gilè e un istruttore che stava scendendo dalla via mi ha lasciato un k-way. Mi sono coperto e ho continuato la salita fino in all’ultima sosta. La vista da lassù era veramente magnifica, anche con la nebbia. Siccome il freddo iniziava a farsi sentire sempre di più, scendiamo il più velocemente possibile in corda doppia e dopo 3 soste arriviamo finalmente con i piedi per terra, dopo più di 4 ore sospesi per aria.

È stata sicuramente l’impresa più impegnativa che abbia mai affrontato fin ora, ma mi ha dato una grande soddisfazione essere riuscito a portarla a termine. Inoltre ho imparato una grande lezione: non si sa mai che cosa aspettarsi dalla montagna. Bisogna sempre prevenire qualsiasi situazione, perché potrebbe accadere di tutto. Prossima volta una giacca la porterò di sicuro.

Giuseppe p

14/05/2023
Le placche viste dell'avvicinamento
Ripasso alla base della parete
Si parte
Giacomo in un mare di placche
Nebbia in val Padana
Luca in azione
Laura lungo la via