L’inverno è una stagione molto amata dagli alpinisti. C’è chi va a sciare, a fare canali, goulotte, cascate e chi come me aspetta la primavera per tornare a indossare le scarpette di arrampicata. C’è chi guarda trepidante le previsioni meteo, sperando in abbondanti nevicate e temperature polari, e chi invece gioisce di ogni giornata di sole e delle temperature in rialzo (sempre io).
Non mi è mai piaciuto molto camminare nella neve, con la possibilità di sprofondare fino alle ginocchia e vedere la propria marcia terribilmente rallentata; per non parlare del freddo, della sveglia all’alba, del continuo mettere e togliere indumenti. Quest’anno però ho voluto dare una possibilità a questa stagione e provare alcune di queste attività che generano così tanto entusiasmo. E proprio come un segno, la Scuola di Alpinismo Renzo Cabiati decide di proporre una giornata di aggiornamento (o iniziazione per i più) su cascate di ghiaccio. Ritrovo ore 5:30, direzione Castello. In breve, giungiamo a destinazione e dopo un breve avvicinamento arriviamo sotto la cascata. Ci imbraghiamo, ci ramponiamo e siamo pronti. In tutto ciò la mia scarsa inclinazione al ghiaccio è emersa inconsciamente... apro lo zaino e scopro di aver dimenticato un elemento essenziale… niente imbrago! Fortunatamente non arrampicheremo tutti insieme e potrò usufruire della generosità di Giulia e Gigi che mi presteranno il loro.
A questo punto iniziamo i lavori. Gigi e Manuel ci fanno una bella introduzione su scelta e utilizzo di picche e ramponi, movimento e progressione su cascata, soste con viti da ghiaccio. Dopodiché tocca a noi entrare in scena. Ci dividiamo in gruppi e a turno proviamo a costruire un’abalakov, sotto la supervisione di Beppe, e a scalare i tiri che sono stati precedentemente montati. La mattina scorre veloce e verso le 14 smontiamo tutto e ci dirigiamo verso le macchine con il pensiero ai pizzoccheri decisamente meritati.
Che dire il ghiaccio è strano…apparentemente così effimero ma di una solidità estrema. Arrampicare su ghiaccio è ancora più strano. Sembra di compiere movimenti goffi e impacciati, il tutto risulta più simile ad una lotta con l’alpe piuttosto che ad una elegante ascensione. Devo ammettere però che c’è qualcosa di bello in tutto ciò. Lì dove si forma la cascata sembra quasi che il tempo si sia fermato; l’acqua che scorre per natura risulta immobile, bloccata in un eterno presente. Forse è questo ciò che attira molti scalatori, questa atmosfera un po’ magica che fa da cornice e che forse potrebbe farmi rendere più tollerabili le mani gelate e la svegli all’alba.