Alle ore 6:54 parcheggio la mia Panda arancione tamarra fuori dall’istituto Martino Bassi. Sono in anticipo di 6 minuti, la quarta ad arrivare: è un chiaro segno del fatto che sono agitata ed emozionata all’idea di vivere la prima uscita del 47° Corso di Alpinismo. Un’altra cosa che conferma la mia trepidazione sono le mie occhiaie: la notte precedente, immaginando pareti e clessidre ad occhi sbarrati nel letto, ho dormito 4 misere ore! Ma, per ora, chi la sente la stanchezza?!
In breve, ci raduniamo tutti, noi partenti da Seregno, e ci lanciamo verso la meta. Ci “lanciamo” per davvero: Pedrotti ingranerebbe pure la sesta per riuscire ad accaparrarsi uno dei posti non a pagamento. Il viaggio in macchina, condiviso con Luca, Roberta e Michele, è una vasca piacevole: si parla di Bali, della Malesia e di noi. In quel frangente, vengo anche a conoscenza delle prodezze e delle cadute leggendarie di Luca, scoprendo per quale ragione sia stato ribattezzato “Pedrotti”. Durante il giorno, mi sarei poi trovata a pensarlo sentendo riecheggiare, di quando in quando, molteplici voci: “Mamma mia, ho fatto proprio una “Pedrottata” o “Dove lo stai mettendo quel piede? Non fare Pedrottate!”.
Raggiungiamo la Val Masino e ci aggiudichiamo un parcheggio libero poco distante dalla nostra meta: il Sasso Remenno. Alla spicciolata, entriamo tutti all’Hotel Miramonti per ricaricare le batterie prima della salita: tra caffè, cappuccini e brioches, facciamo tutti incetta di caffeina e zuccheri! Ma, ad un certo punto, il chiacchiericcio si interrompe, tutti i visi si voltano in direzione della porta e gli occhi si piantano su di lui, sul Maraja, entrato con nonchalance in ritardo e con gli occhi assonnati! Tra risate e battute, gli fanno tutti notare l’orario… Tuttavia, lui non si scompone e, senza perdere il suo aplomb, con un sorriso, si dichiara in perfetto orario.
Usciti dal bar, percorriamo veloci il breve tratto di avvicinamento che ci separa dalla meta, il settore “L’albero delle lucciole”. Imbrago, caschetto e scarpette. Tutti, occhi in su, osserviamo la parete: il granito si erge sopra di noi umido e bagnato. Qua e là, chiazze di un verde acceso colorano la parete. Muschio. Il gioco si fa duro: ci piace!
La brigata degli allievi viene, a questo punto, divisa in due gruppi:
1. Uno si raccoglie attorno a Manuel e Laura, che lavorano in squadra. Mentre Laura, con il brio che la contraddistingue, ci spiega le posizioni da adottare in parete per trovare stabilità, Manuel ce le mostra in diretta su roccia. Per farlo, è costretto a scalare sulla roccia bagnata e, ad un certo punto, persino sul muschio: una dimostrazione più che convincente insomma!
2. Il secondo gruppo, nel frattempo, si appresta a scalare. Gli istruttori preparano i tiri salendo da primi, rapidi e leggiadri, come agili ragnetti. Noi adepti attacchiamo la parete da secondi e, a giro, proviamo tutte le salite, incoraggiati e consigliati dai montanari più esperti. “Fidati dei piedi”, “Guarda!”, “Non avere fretta”, sono i consigli che mi metto in tasca.
Noi allievi ci mettiamo poi a coppie per farci sicura a vicenda. Io sono con Emanuele, che mi trasmette calma con il suo sorriso gentile. Tra un tiro e l’altro, veniamo però chiamati a rapporto da uno dei boss: Milesi ha preparato un tiro su un “sasso-placca” che si erge di fronte all’albero delle lucciole e, uno ad uno, ci sta facendo salire tutti! Quella piccola parete sembra essere stata raschiata e limata da un marmista tanto è liscia e levigata. Mi guardo intorno: inutile, è impossibile scappare. Mi assicuro, guardo il sasso con aria di sfida e alzo il piede destro. Alè! Il mantra che mi ripete il Milesi mentre spingo, e che mi porto a casa, è: “Fidati dei piedi! Punte! Talloni bassi! Alè, alè!”. Effettivamente arrivo in cima. Ci arriviamo tutti: il sasso-placca è stato conquistato!
Un po’ alla volta ci spostiamo verso il “Sasso Remenno”. Sono quasi le 14:00. Chiara, Alessandro e Luca assalgono con leggiadria il Sasso per portare a casa le ultime pareti. Incoraggiata dai compagni, dopo aver fatto sicura a Luca, ci provo anch’io. Ma, con i muscoli fattisi rigidi, i piedi che urlano “Liberaci!” e le dita in fiamme… non riesco a salire neanche di un metro. Laura mi si avvicina, mi mostra le mani, mi fa vedere i piedi buoni. La sua attenzione mi rincuora e mi infonde fiducia ma, in questi casi, è spesso il fisico ad avere l’ultima parola, e il mio dice chiaramente: “Siediti, e magnati un panino”. Lo ascolto. Flavio, che ha ancora cartucce, sale e recupera i rinvii.
La combriccola, dopo aver fatto squadra in parete, diventa squadrone di fronte ad una birra e ad un panino: mettiamo le gambe sotto un tavolo dell’Hotel Miramonti, alziamo i calici e ci ristoriamo. Questo momento conviviale scioglie l’emozione e accorcia le distanze. Guardando i volti ancora poco familiari dei miei compagni d’avventura, sento di essere fortunata ad aver vissuto la montagna insieme a loro.
Oggi mi è stata domandata una cosa grande. Mi è stato chiesto di avere fiducia: nel compagno che mi fa sicura, negli istruttori, nei piedi, nel materiale, fiducia nel processo e in ciò che ancora non vedo. Senza fiducia non si sale neanche di un metro, e non solo in parete!
Cosa mi porto a casa dalla prima uscita del corso?
Affidarsi ai piedi. Talloni bassi!
“Guardare” la parete senza fretta
Che le “Pedrottate” non le fa solo il Pedrotti
E che anche i sassi-placca si conquistano… con un po’ di fiducia!
Sara